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Il sessantotto: la Marianne che oggi sfila contro Brexit

Il sessantotto: la Marianne che oggi sfila contro Brexit

Diseredata da zio inglese. 'Mi trovai bandiera Vietnam in mano'. Interviste, video e foto dell'epoca nello SPECIALE dell'ANSA

PARIGI, 03 febbraio 2018, 20:47

di Tullio Giannotti

ANSACheck

Una foto di Caroline de Bendern mentre manifesta a Londra contro la Brexit (scattata dalla sorella, Samantha de Bendern), il 27 marzo 2017 - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una foto di Caroline de Bendern mentre manifesta a Londra contro la Brexit (scattata dalla sorella, Samantha de Bendern), il 27 marzo 2017 - RIPRODUZIONE RISERVATA
Una foto di Caroline de Bendern mentre manifesta a Londra contro la Brexit (scattata dalla sorella, Samantha de Bendern), il 27 marzo 2017 - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Mi ritrovai quella bandiera del Vietnam in mano, intorno a me vidi tanti fotografi... ero una modella e mi dissi 'devo mettermi in posa'. E la foto non fu niente male...". Caroline de Bendern, famiglia inglese, diventata l'icona del Sessantotto dopo essere stata immortalata a cavalcioni sulle spalle di un amico a una manifestazione, è diventata oggi una signora, vive in Normandia e manifesta ancora oggi in piazza. Ma contro la Brexit. 

Caroline, 73 anni, ha mantenuto intatta la sua freschezza, l'ingenuità e non nasconde niente della casualità del suo destino: "Frequentavo gruppi di artisti, registi - racconta all'ANSA - e il mese prima, in aprile, era uscito un film in cui avevo recitato. Era un film diretto da un amico di Daniel Cohn-Bendit, che annunciava la rivoluzione. Io interpretavo una ragazza che ripeteva, un po' ingenuamente, la lezione del suo professore. E diceva che bisognava assaltare le banche e aprire le porte delle prigioni... insomma, ero pronta al Sessantotto!".

C'era "tanta libertà", questa la prima cosa che Caroline ricorda di quei giorni. Amica di artisti e intellettuali, vicina a Andy Warhol e Chet Baker, veniva da una ricca famiglia inglese ma andava da boheme a fare la rivoluzione e a sfilare sulle passerelle in Francia. "C'era la stessa tensione in America, in Inghilterra - ricorda - c'era una musica nuova, c'era la guerra in Vietnam e i ragazzi che protestavano erano stati arrestati".

Lei, però, del Vietnam ne sapeva poco: "Mi misero quella bandiera in mano - ricorda - io ero contro la guerra, ero appena tornata da New York, tutti ne parlavano, gli amici con cui stavo dicevano di voler andare a far esplodere le fabbriche di napalm.

Non lo facemmo, e io mi dissi 'almeno sventolando questa bandiera farò qualcosa per il Vietnam'". La foto segnò la sua vita, nel bene e nel male. Lo zio, dall'Inghilterra, si infuriò e la diseredò. Lei, negli anni, tentò le vie legali contro il fotografo Jean-Pierre Rey ma i giudici considerarono quell'immagine una foto di cronaca sulla quale non poteva accampare pretese. "Mi trovai sulle spalle di Jean-Jacques Lebel, non era un amico intimo, lo conoscevo un po', come tanti altri... lui faceva degli happening. Ma fui sorpresa di essere diventata un personaggio - ricorda - beh, è vero che all'epoca non ero male... e la foto era bella. Ma mi è costata cara, la mia famiglia non era d'accordo. Ma non mi pento di averla fatta".

Oggi non ha perso il vizietto di scendere in piazza: "L'ho fatto l'anno scorso, in Inghilterra, quando sono andata a manifestare contro la Brexit. Certo non c'è alcun paragone con quegli anni, si respirava la libertà ovunque, oggi ce ne tolgono sempre di più. Un consiglio? Non perdere mai il senso dell'umorismo, qualunque cosa accada non bisogna mai essere tristi, bisogna resistere".

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