Riprende a pieno regime la campagna elettorale per il voto dell'8 giugno in Gran Bretagna dopo l'attacco di Londra e in primo piano c'è lo scontro sui tagli alla polizia portati avanti da Theresa May, prima come ministro degli Interni e poi come premier.
E' stata criticata da più parti per il fatto che le forze dell'ordine si sono viste negli anni ridurre l'organico, necessario anche per contrastare la minaccia terroristica. Primi fra tutti gli esponenti del Labour, a partire dal leader Jeremy Corbyn, ai quali si sono aggiunte le voci di una serie di esperti alla sicurezza: tutti concordano nel criticare la riduzione di 20 mila agenti in nome dell'austerità portata avanti dai governi conservatori per contenere la spesa pubblica.
E l'incognita terrorismo pesa come un macigno alla vigilia delle elezioni britanniche. Le autorità hanno deciso di rafforzare la sicurezza ai seggi nel timore che qualcuno possa colpire ancora, anche giovedì, quando milioni di elettori saranno chiamati a decidere del futuro del Paese. E' un momento "critico", come ha ammesso la premier conservatrice Theresa May, che da un lato striglia polizia e 007 per le falle denunciate dai media nel prevenire gli attentati; e dall'altro si impegna per riverniciarsi un'immagine da "leader forte" sul fronte Brexit come su quello della sicurezza.
Corbyn risponde insistendo, al pari del sindaco di Londra e suo compagno di partito, Sadiq Khan, a denunciare la carenza di risorse garantite agli apparati di sicurezza da un governo che predica 'legge e ordine', ma pratica soprattutto "austerità".