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Sfregio a Siani, applausi alla scena della sua morte

Sfregio a Siani, applausi alla scena della sua morte

In un istituto del Vomero, a Napoli. Valditara: 'Farò piena luce'

ROMA, 23 aprile 2024, 13:21

di Valentina Roncati

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

    Durante la proiezione del film Fortapasc, mentre scorrevano le immagini dell'omicidio del giornalista Giancarlo Siani per mano della camorra, è scattato, improvviso, l'applauso di un gruppetto di allievi dell'Istituto comprensivo del Vomero Amedeo Maiuri: il gesto non è passato inosservato tanto che di prima mattina il ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, dopo aver ricordato che "la scuola è e deve essere il primo presidio di legalità, è e deve essere una comunità, per definizione, antitetica a qualsiasi mentalità che rievochi quella mafiosa o addirittura plauda ad essa", ha detto di voler immediatamente agire per capire quanto accaduto. Sulle motivazioni dell'applauso in verità non c'è un'interpretazione univoca: secondo una insegnante, che accompagnava i ragazzi durante la visione del film, l'applauso c'è sì stato, ma gli studenti hanno applaudito anche durante altre scene; l'applauso, insomma, era un modo per esprimere emotività di fronte a quanto stavano osservando, e del resto sulla figura del giornalista assassinato nel 1985 la scuola aveva lavorato con un progetto preparatorio. Sconcertato per l'avvenuto è il fratello della vittima, il medico Paolo Siani.

"Alla morte - ha scritto sui social - non si applaude, mai, per nessuno. Davanti alla morte si resta in silenzio, questo non va neppure spiegato. Ma se invece accade, se alcuni ragazzi, pochi, molto giovani, di una scuola che si sta impegnando per far crescere in loro il senso della legalità e della giustizia, applaudono alla morte violenta e quindi scelgono di stare dalla parte di chi spara, c'è bisogno che noi tutti, ci si interroghi sul perché. Adesso, subito, prima che sia troppo tardi. Non possiamo far finta di nulla, dobbiamo intervenire, spiegare, raccontare, e lo dobbiamo fare con più forza, più veemenza, più coraggio, più passione, tutti. Perché ci riguarda tutti".

E oggi ha aggiunto: "Torneremo in quella scuola, nei prossimi giorni e racconteremo loro chi era". Allibito e preoccupato è anche il giornalista antimafia Paolo Borrometi, impegnato da anni nella lotta alle mafie, da oltre 10 anni sotto scorta per aver raccontato la mafia in Sicilia, la sua terra. "Prima la questione dell'intitolazione del liceo di Partinico a Peppino Impastato bocciata dagli studenti perché "divisivo", adesso questi macabri applausi. Dobbiamo intervenire prima che sia troppo tardi", ha detto. Per il presidente dei presidi di Anp di Roma, Mario Rusconi, questi episodi "non solo sono da stigmatizzare, ma richiedono anche che si intervenga con le misure formative che ha la scuola.

Tra queste rientra un percorso di rieducazione per quei ragazzi che - o per una sciocca e stolta goliardia o per intendimenti negativi - intendono osannare situazioni che, invece, richiedono una condanna unanime non solo di tutta la comunità scolastica, ma di tutto il sistema sociale". E mentre si moltiplicano le iniziative, anche con i giovani, per ricordare la figura di Matteotti di cui ricorrono quest'anno i 100 anni dalla morte, l'esponente di Azione Alessio D'Amato ha sottolineato: "questo episodio di Napoli dimostra come sia necessario fare un lavoro, sui giovani, di memoria storica e di rispetto. Anche per questo abbiamo deciso il 24 aprile di fare visitare a Roma la mostra su Matteotti agli under 30 e poi fare un confronto tra diverse generazioni".

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