Delle 80 opere di Eschilo restano
sette tragedie, della sua morte restano infinite domande.
Duemilacinquecento anni, come direbbero gli studiosi del cosmo,
sono un piccolo frammento di tempo che non intimorisce chi vuole
ancora stabilire una verità. Esploratore della storia, Salvatore
Parlagreco, giornalista, scrittore, che per indole cerca
risposte nei casi apparentemente chiusi, si è addentrato nella
galleria dei secoli nel tentativo di scoprire come sono andate
le cose. Lo fa in un libro appena pubblicato da Kronomedia
editore: "Eschilo. L'enigma dell'aquila assassina".
Il suo lavoro è un appassionante racconto che porta in
superficie i dettagli più trascurati della vicenda umana e
storica di Eschilo, morto a Gela nel 456 a.C., per un incidente
che tanto s'addice a un uomo distratto dai suoi pensieri:
colpito sfortunatamente in testa da una testuggine che un'aquila
lasciava cadere dai propri artigli affinché il guscio si
frantumasse nell'impatto al suolo e potesse ricavarne cibo per
il proprio nutrimento.
Fin qui la leggenda. E da questo ultimo atto che parte
l'investigazione di Parlagreco per arrivare a un esito che il
lettore scoprirà nel finale, dopo aver percorso le tappe del già
detto e soprattutto del taciuto.
Il libro sarà presentato domani a Palermo, alle 19, alla
Biblioteca francescana, dove l'autore dialogherà con Antonella
Sorci, Antonio Giglio e Agostino Passantino.
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