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Mani boss su ippodromo Palermo, arresti

mafia

Mani boss su ippodromo Palermo, arresti

Operazione dei carabinieri, contestata anche la frode sportiva

PALERMO, 12 dicembre 2018, 07:32

Redazione ANSA

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(ANSA) - PALERMO, 12 DIC 2018 -  Il Gip del Tribunale di Palermo, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, ha disposto nove misure cautelari, eseguite dai carabinieri, nei confronti di persone accusate a vario titolo di concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori aggravato in concorso e frode in competizioni sportive. Per otto è stata disposta la custodia cautelare in carcere, per uno i domiciliari. L'inchiesta, denominata convenzionalmente "COrSA NOSTRA", ha accertato come la mafia controllasse l'ippodromo di Palermo. Ha riguardato fantini, titolari di scuderie e allenatori, ha svelato un sistema di gare truccate gestite da Cosa nostra che decideva quale cavallo dovesse vincere e intascava i soldi delle scommesse. Gli interessi della mafia sull'ippodromo di Palermo erano emersi già in una indagine della dda che, nei mesi scorsi, portò all'arresto, tra gli altri, del boss di San Lorenzo Giovanni Niosi. 

I carabinieri, intercettando il capomafia, accertarono i suoi rapporti con alcuni personaggi molto conosciuti nel mondo dell'ippica a Palermo, come Giuseppe Greco, che avrebbe accompagnato più volte Niosi a summit di mafia, Domenico Zanca e una giovane fantina, tutti arrestati oggi dai carabinieri.
    Gli arresti - In carcere sono stati condotti: Natale Cintura, 53 anni, Massimiliano Gibbisi, 48, Giuseppe Greco, 62, Salvatore La Gala, 66, Giovanni La Rosa, 66, Giovanni Niosi, 64, Antonino Porzio, 57, Domenico Zanca, 48. Ai domiciliari è finita la fantina. Sono stati sequestrati i cavalli 'Ronny Alter' della scuderia di Gloria Zuccaro e 'Rarissima Slid sm' e 'Salice del Rum' della scuderia di Giuseppe Greco. 

    Per la Procura di Palermo la gestione mafiosa dell'ippodromo sarebbe passata dal boss Giovanni Nioisi, tra gli arrestati, poi caduto in disgrazia e "destituito", a Sergio Napolitano. L'inchiesta ha individuato "un gruppo di storici fantini che altrettanto storicamente sono vicini agli affiliati mafiosi e si prestano all'opera fraudolenta necessaria per condizionare l'esito delle corse. Questi fantini, nell'approcciare i colleghi che parteciperanno alle corse, renderanno evidente il legame con il mondo mafioso anche qualora non pronunciassero alcun esplicito riferimento".

Sono almeno 4 le corse ippiche truccate scoperte dai carabinieri. Accusa quest'ultima contestata a 3 degli indagati che avrebbero alterato competizioni svoltesi tra il 2016 e il 2017 negli ippodromi di Palermo, Taranto e Follonica. 

Grazie alle gare truccate Cosa nostra guadagnava sulle scommesse: Napolitano dava denaro e indicazioni sulle puntate a Gibbisi raccomandandosi di tenere il segreto per evitare che gli appassionati del settore, a conoscenza della frode, puntassero sugli stessi cavalli facendo emergere le anomalie dai sistemi elettronici (anomalia che avrebbe potuto comportare la sospensione della gara). Ad alcuni fantini a proprietari di scuderie - Natale Cintura, Giuseppe Greco, Salvatore La Gala, Giovanni La Rosa, Domenico Zanca e Antonino Porzio - viene contestato il reato di concorso in associazione mafiosa: con la loro complicità avrebbero consentito ai clan di realizzare il pieno controllo sulle corse ippiche. L'inchiesta ha inoltre accertato che tre mafiosi avrebbero intestato fittiziamente i cavalli a prestanomi.

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