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Aviaria in Usa, tracce virus nel latte pastorizzato delle mucche

Aviaria in Usa, tracce virus nel latte pastorizzato delle mucche

Non è ancora noto se sia infettivo. Fda: "Latte è sicuro"

ROMA, 24 aprile 2024, 18:56

Redazione ANSA

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Ad Ostia focolaio aviaria, scatta zona di protezione © ANSA/EPA

   Tracce di virus A H5N1 dell'influenza aviaria rilevate in alcuni campioni di latte pastorizzato di mucche provenienti da allevamenti negli Stati Uniti interessati dall'epidemia. La comunicazione è arrivata dalla Food and Drug Administration (Fda), che ha sottolineato come non ci siano elementi al momento per considerare il latte non sicuro e che ulteriori studi e analisi verranno effettuati nei prossimi giorni. Tuttavia, secondo virologi ed infettivologi, si tratta di un fatto da non sottovalutare e che indica come il virus si stia comunque muovendo tra specie diverse.

Al momento, precisa la Fda, non è possibile dire se si tratti di frammenti di materiale genetico inattivo o di virus vivo: "Ad oggi, non abbiamo visto nulla che possa cambiare la nostra valutazione che l'approvvigionamento commerciale di latte è sicuro", afferma l'Agenzia. Alcuni dei campioni raccolti hanno indicato la presenza di virus dell'influenza aviaria ad alta patogenicità utilizzando il test quantitativo della reazione a catena della polimerasi (qPCR). Tuttavia, precisa ancora l'Fda, un risultato positivo a questo esame "significa che nel campione è stato rilevato il materiale genetico dell'agente patogeno, ma ciò non significa che il campione contenga un agente patogeno intatto e infettivo. Questo perché i test qPCR rilevano anche il materiale genetico residuo di agenti patogeni uccisi dal calore, come la pastorizzazione o altri trattamenti per la sicurezza alimentare".

Per questo l'Fda sta per condurre ulteriori test ed i risultati di più studi saranno resi disponibili nei prossimi giorni o settimane. Nessun allarmismo ma monitorare, è l'invito degli esperti. Secondo Roberto Burioni, professore di Microbiologia e Virologia all'Università Vita-Salute San Raffaele, "niente allarmi, ma un segno che il virus aviario si sta muovendo tra le specie, peraltro è il suo mestiere e non ci stupisce. Però attenzione. Non è una notizia positiva - afferma su X -. Ne parleremo". Un dato "da non sottovalutare" anche secondo Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie infettive dell'Ospedale Policlinico San Martino di Genova. L'influenza aviaria, spiega all'ANSA, "potrebbe rappresentare potenzialmente una minaccia pandemica se il virus si trasformasse e divenisse trasmissibile da uomo a uomo. Il fatto che gli Usa, dopo aver rilevato tracce di virus nel latte pastorizzato di mucche, abbiano alzato il livello di attenzione è un dato su cui riflettere e da non sottovalutare".

Va sottolineato, precisa, che "al momento il virus dell'aviaria non si trasmette da uomo a uomo, ma dall'animale all'uomo attraverso il contatto diretto, ad esempio attraverso contatto con fluidi animali infetti. Quando il virus ha infettato l'uomo attraverso l'animale ha dimostrato una mortalità sull'uomo pari al 50%, dunque molto alta". Che tracce di virus siano state scoperte nel latte pastorizzato, avverte, "non è una bella notizia, poichè il processo di pastorizzazione dovrebbe in teoria portare all'eliminazione di qualsiasi presenza di virus. Se le tracce di virus rilevate nel latte fossero riconducibili a virus vivo, il latte potrebbe diventare potenzialmente uno strumento di contagio, ma andrebbe provato che il virus trasmesso con una eventuale ingestione sia effettivamente in grado di determinare l'infezione". E' quindi "evidente che la situazione va monitorata".

Ad oggi il passaggio per un contagio da uomo a uomo "non è avvenuto, ma non possiamo escludere che possa avvenire in futuro". Questo è il motivo per cui, conclude Bassetti, "dobbiamo continuare a lavorare sul piano pandemico, la cui approvazione non è ancora definitiva. Dobbiamo essere pronti". Tra il 2003 e il 1 aprile 2024, l'Oms ha dichiarato di aver registrato un totale di 889 casi umani di influenza aviaria in 23 paesi, inclusi 463 decessi, portando il tasso di mortalità al 52%. Attualmente i casi di trasmissione all'uomo sono comunque molto rari. Milioni i volatili infettati e abbattuti nel mondo, mentre il virus ha infettato anche alcuni mammiferi come le mucche ed i visoni.

 

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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