L'utilizzo sistematico di strumenti e protocolli per garantire la normotermia perioperatoria, ossia il mantenimento della giusta temperatura di un paziente prima, durante e dopo un intervento, farebbe risparmiare al Servizio Sanitario Nazionale quasi 75 milioni in un arco temporale di 3 anni. E' quanto rileva uno studio illustrato da Giovanna Barbera, economista di Statinfo, in occasione dell'incontro 'Le buone pratiche cliniche Siaarti: per un'anestesia sicura', promosso a Torino dalla Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva con il contributo, fra gli altri, di 3M.
L'analisi, che si basa sui dati più recenti a disposizione (2016), mette a confronto lo scenario attuale "che vede il 32% di pazienti riscaldati durante un'operazione - spiega la Barbera - con uno scenario futuro in cui si ipotizza l'applicazione della buona pratica clinica all'85% dei pazienti", calcolando quale sarebbe l'impatto sul budget del SSN. Secondo il modello studiato, a fronte di un aumento della spesa per l'acquisto della strumentazione per controllare e mantenere la giusta temperatura corporea, che ad oggi è di circa 10 milioni e che salirebbe a circa 50 milioni, si registrerebbe però un forte risparmio finale in termini di costi sia economici che sociali.
"Si stima - spiega l'economista - un calo del 35% delle giornate di ricovero postoperatorio e un risparmio di 115 milioni grazie a una maggiore efficacia nel ridurre le conseguenze cliniche legate al non controllo della normotermia. Il che significa - conclude - che l'applicazione della buona pratica clinica non solo migliora la qualità della cura ma è sostenibile per il Servizio Sanitario Nazionale che, nonostante un iniziale aggravio dei costi per l'acquisto dei device, avrebbe invece un risparmio finale evidente, sia economico che sociale".
In collaborazione con:
3M