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Responsabilità editoriale di Advisor
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Nel 2022 si è parlato molto di recessione, o “hard landing”, ovvero uno scenario in cui per abbassare l’inflazione, la FED alza i tassi d’interesse fino a provocare una recessione, facendo aumentare la disoccupazione. Oggi, di fronte a dati macro che contraddicono le previsioni più pessimistiche per l’economia americana, un numero sempre maggiore di analisti ha abbracciato uno scenario di “soft landing”, che è il target della banca centrale americana, oppure di “no landing”, che fino a qualche mese fa sembrava un’ipotesi pazzesca.
“In effetti, dopo la lieve flessione nella prima metà del 2022 l’economia statunitense ha ripreso a correre con una media del 2% - 2,5%”, ragiona Alessandro Tentori, cio di AXA Investment Managers Italia. “Gli ultimi dati a disposizione suggeriscono addirittura un’accelerazione nel terzo trimestre, come fa l’indicatore Nowcast della Federal Reserve di Atlanta”.
La previsione di crescita del Pil americano della Fed di Atlanta per il terzo trimestre è addirittura vicina al 6% - spiega Tentori - e il consenso per l’anno in corso è aumentato al 2%.
Non solo l’economia americana non è andata in recessione, come il consenso aveva previsto (noi inclusi), ma negli ultimi tempi ha ripreso a crescere. Se non ci fosse un “landing”, sottolinea Tentori, “si avvererebbe l’ipotesi che siamo all’alba di un nuovo ciclo economico”.
Avremmo quindi lo scenario probabile di un’inflazione viscosa, persistente, al di sopra del target delle banche centrali, per domare la quale sarebbero necessari tassi d’interesse più alti della media degli ultimi dieci anni.
Gli ultimi dati sull’inflazione statunitense, risalita leggermente a luglio al 3,2% (dal 3% di giugno), confermano il suo rallentamento rispetto al 9% dell’estate di un anno prima. Il mercato del lavoro, con una disoccupazione al 3,8% ad agosto, è vicino alla piena occupazione.
In Eurozona, dove la Banca centrale europea (Bce) ha cominciato la stretta con un certo ritardo rispetto alla Fed e gli aumenti dei prezzi dell’energia hanno avuto un maggior impatto, i dati macroeconomici oggi suggeriscono una dinamica differente rispetto agli Stati Uniti. Infatti, le stime del consenso sul Pil dell’area euro sono stabili intorno a 0,5% da un po’ di tempo.
Con un’inflazione stabile al 5,3% (dati Eurostat per agosto) la Bce intende proseguire con i rialzi dei tassi, mentre i segnali di un rallentamento della crescita si moltiplicano così come le dissonanze all’interno del Consiglio direttivo della banca centrale.
“In questo contesto, come dicevamo già a inizio anno, un approccio cauto sul rischio di duration potrebbe essere la scelta vincente”, conclude Tentori. “Preferiamo prendere rischio di credito o rischio azionario rispetto al rischio di tasso”.
Nell’ipotesi di uno scenario “no landing”, secondo AXA IM sarebbe corrette puntare su una strategia che miri a catturare le opportunità della ripresa globale in atto. Mentre sarebbe rischioso puntare tutto sul Btp, specie in un periodo di inflazione appiccicosa e tassi in rialzo. Inoltre esiste un rischio Italia in quanto al momento il rating S&P è BBB. Poi c’è un rischio dal punto di vista del rendimento, come su tutto il reddito fisso, ragione per cui anche se il Btp rende oltre il 4% non bisogna abbandonare il concetto di diversificazione. Con un rischio di credito leggermente minore si può investire in yield più alti rispetto al Btp utilizzando il mercato dei corporate europei.
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