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Responsabilità editoriale di Advisor
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La transizione verso l'economia circolare è fondamentale per ridurre la domanda di risorse naturali del nostro pianeta e garantire una crescita economica sostenibile. L’economia circolare riduce al minimo gli sprechi e offre agli investitori un nuovo mondo di opportunità. E’ questa una delle evidenze che emerge dai più recenti insight #WhyESgMatter di HSBC, asset manager globale con una forte vocazione ESG, che mostra come la finanza può aiutare la transizione verso un'economia circolare, attraverso la digitalizzazione e come la riduzione dei rifiuti rappresenti una solida opportunità di business.
La domanda di risorse naturali del nostro pianeta oggi è diventata insostenibile. Alimentando il desiderio globale di un cambiamento positivo, l'economia circolare aiuta a conservare e ottimizzare le risorse limitate, aprendo al contempo opportunità di investimento e garantendo una crescita economica sostenibile.
“Il raggiungimento di un'economia più circolare ha benefici di vasta portata, che la rendono una priorità nell'ambito degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (SDG 12). Attualmente, il tasso globale di materiali recuperati rispetto ai materiali utilizzati, o il tasso di circolarità, è inferiore a un decimo. Di conseguenza, il 70% delle emissioni di gas serra è direttamente collegato all'estrazione, al trasporto e all'uso dei materiali. Raddoppiare il tasso di circolarità ridurrebbe la nostra impronta di carbonio globale di un sostanziale 40% rispetto alle traiettorie attuali” scrivono Travis Tucker research & insights senior manager e Benedicte Mougeot, head of climate equity SRI equity fund manager di HSBC AM nel loro report “Repositioning to a circular economy”
Per gli esperti di HSBC un ruolo chiave lo giocheranno anche i consumatori. Ad esempio, il ritmo frenetico con cui oggi sono sostituiti smartphone, tablet, televisori e altri dispositivi elettronici considerati obsoleti ha fatto sì che i rifiuti elettronici siano uno dei materiali che più rapidamente finiscono nelle discariche. L’e-waste, ovvero i prodotti elettronici che hanno cessato di avere valore per i loro utenti, genera un flusso di rifiuti da 50 milioni di tonnellate e cresce a un ritmo doppio rispetto all'economia globale. E nonostante la maggior parte della popolazione mondiale sia coperta da normative sul riciclaggio dei rifiuti elettronici, solo un quinto circa dei rifiuti elettronici viene riciclato, perché il riciclaggio è costoso. Spesso infatti il costo di questo lavoro non è compensato dal guadagno dei materiali recuperati.
Una soluzione potrebbe essere il prolungamento della vita dei prodotti. Ad esempio, alcune aziende produttrici di hardware tecnologico stanno modificando i modelli di business in modo da renderli più basati sui servizi, sia attraverso la vendita di software e aggiornamenti invece che di nuovi dispositivi, sia attraverso servizi di abbonamento che consentono di riutilizzare i prodotti hardware. La motivazione risiede nell'opportunità di incrementare i ricavi e la redditività attraverso entrate ricorrenti anziché vendite una tantum.
L'estensione del ciclo di vita dei prodotti e il riutilizzo dei materiali sono al centro della transizione verso un'economia circolare. “I settori emergenti allineati con il passaggio all'elettronica circolare includono piattaforme specializzate nel riutilizzo e nella rivendita, che consentono ai consumatori di monetizzare i vecchi dispositivi e/o di acquistarne di seconda mano. Queste piattaforme hanno investito molto nell'ispezione dei prodotti, nella privacy dei dati e nella classificazione della qualità, eliminando gli ostacoli che impediscono ai consumatori di liberare i vecchi dispositivi e di acquistare prodotti di seconda mano anziché nuovi” si legge nel report degli esperti di HSBC.
La tecnologia ha svolto un ruolo di facilitatore, consentendo un migliore coinvolgimento dei clienti lungo tutto il ciclo di vita del prodotto e sostenendo le opportunità di programmi di riparazione e riutilizzo. Allo stesso modo, le piattaforme di rivendita stanno rapidamente crescendo in popolarità: si prevede, ad esempio, che il mercato della rivendita di moda raddoppierà fino a raggiungere quasi 57 miliardi di dollari solo nei prossimi tre anni.
La transizione verso un'economia circolare è però solo agli inizi. La pratica storica dei Paesi ad alto reddito di consumare risorse naturali in gran parte provenienti da Paesi più poveri si sta esaurendo, perché semplicemente non ce n'è abbastanza per tutti. I leader di questa transizione hanno molto da guadagnare adottando modelli di business più sostenibili, in grado di migliorare la resilienza della catena di approvvigionamento e i profitti nel lungo periodo. Le politiche governative sempre più favorevoli dovrebbero rendere i modelli di business circolari ancora più vantaggiosi.
“Questo significa opportunità per gli investitori che guardano a un futuro sostenibile e sanno dove guardare. Investire in soluzioni per le sfide di sostenibilità a lungo termine che dobbiamo affrontare offre un ulteriore vantaggio per coloro che vogliono che il loro capitale contribuisca a migliorare i risultati al di là dei rendimenti degli investimenti” chiariscono gli esperti dell’asset manager.
A testimonianza di questo, proprio nel 2022 HSBC AM ha lanciato il fondo HSBC GIF Global Equity Circular Economy, gestito da Benedicte Mougeot, portfolio manager e head of climate equity, e da Francois Travaille, co-portfolio manager, che investe in circa 60 società che impegnate nel promuovere la transizione verso un’economia circolare a livello globale, mediante l’eliminazione dei rifiuti e dell’inquinamento, la conservazione dei prodotti e dei materiali in uso e la rigenerazione dei sistemi naturali.
Inoltre l'economia circolare consente di raggiungere diversi Obiettivi Sostenibili delle Nazioni Unite, in particolare: obiettivo 12: Consumo e produzione responsabili, in quanto in un'economia circolare della moda, i prodotti vengono utilizzati di più, realizzati con materiali sicuri e riciclati o rinnovabili, "fatti per essere rifatti", riciclati o compostati. Le sostanze pericolose per la salute o per l'ambiente vengono eliminate. E l’obiettivo 6: Acqua pulita e servizi igienici. Il 72% di tutti i prelievi idrici è utilizzato dall'agricoltura. Le regioni più colpite (Asia occidentale e Pacifico) esportano l'acqua scarsa attraverso prodotti alimentari e cotone verso importatori netti come l'Europa e il Nord America. Una produzione tessile e alimentare efficiente significa una massiccia riduzione dello stress idrico in Asia.
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