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In evidenza
In evidenza
(di Roberto Nardi)
STEFANO GASPARRI E SAURO GELICHI,
"LE ISOLE DEL RIFUGIO. VENEZIA PRIMA DI VENEZIA" (Laterza, pag.
318, euro 24,00).
Il 25 marzo 421 consoli padovani avrebbero posto le fondamenta
di Venezia. L'ipotetica data della "nascita" è stata elaborata
quasi mille anni dopo, nella prima metà del '300, da un medico
padovano, Jacopo Dondi. E' una fantasia, una "storia" da tempo
"smascherata" dagli storici, ma ebbe nei secoli notevole fortuna
tanto che ancora oggi ha mantenuto un valore simbolico
riconosciuto.
La storia di Venezia, d'altronde, è fatta di simboli, di
leggende, ora laiche ora religiose, usate per creare il mito di
una città-Stato sorta dal nulla su isole in una laguna
inospitale, sull'onda di migrazioni di massa di popolazioni in
fuga dai barbari, Attila tra tutti. Radici "costruite" di una
città che diverrà la Serenissima Repubblica, presa a modello per
il suo governo e dominatrice di terre e mare.
"Ma la realtà storica è diversa dal mito" e le origini di
Venezia sono un campo fertile per gli studi ancora pieno di
domande. Attorno a questi interrogativi, alle particolarità di
un insediamento urbano che pone il suo nascere in epoca
medievale, in secoli di invasioni, di mutevoli equilibri tra
nuovi dominanti - i Longobardi e i Carolingi in rapporto con i
Bizantini - si sviluppa e cerca di dare risposte il libro "Le
isole del rifugio. Venezia prima di Venezia", scritto da Stefano
Gasparri e Sauro Gelichi (pag. 318, Laterza).
"La Venezia di cui parleremo in questo libro non è la Venezia
che tutti conoscono", rilevano in premessa i due docenti
dell'Università di Ca' Foscari: Gasparri, professore emerito di
storia medievale, e Gelichi, ordinario di archeologia medievale.
L'opera - cinque capitoli ciascuno ma con premessa e conclusioni
comuni - non affronta i tempi della città dei palazzi, dei
patrizi, dei ricchi mercanti, del dominio di rotte marine e
commerciali, dell'essere ponte verso Oriente. Si muove, in una
prospettiva metodologica nuova, all'interno di quel periodo
nebuloso, nel senso di scarse documentazioni storiche e
attestazioni archeologiche, compreso tra i secoli VI e VIII. Di
quei tempi agli inizi della formazione del ducato veneziano che
"restano ancora molto oscuri".
Vengono smontate le leggende sulla nascente Venezia: la fuga
delle popolazioni verso la laguna spinta dall'orda barbarica di
Attila, l'elezione del primo Duca, a cui seguirà poi, quale
terzo elemento fondante, la leggenda della sottrazione della
reliquia di San Marco a Alessandria d'Egitto.
"Sia sul versante delle fonti scritte che in quello
dell'evidenza materiale - scrivono gli autori - abbiamo messo in
risalto come di questi miti - importanti, come tutti i miti,
solo rispetto all'epoca in cui furono creati - chi studia le
origini di Venezia si debba totalmente liberare".
Si procede quindi nel dare attestazione storica ai "creatori" in
epoche successive delle leggende, siano essi libri o cronisti; a
esaminare i complessi e possibili meccanismi che portarono alla
fine agli insediamenti urbani in quell'area chiamata Rivoalto,
in una laguna dove erano già presenti molte altre realtà
popolose e dinamiche, ben inserite nell'ambito del ducato
venetico.
I due autori, alla luce di una fittissima rete di documenti,
citazioni e ricostruzioni, offrono un ampio e dettagliato quadro
di ciò che avveniva, si potrebbe dire usando le loro parole a
"Venezia prima di Venezia". Nel libro sono presi in esame e
testimoniati più fronti: politici, militari, religiosi,
"urbani", economici. Tutti elementi caratterizzanti in quei
secoli il vasto territorio che andava dall'Istria al fiume Adda,
la regione Venetia et Histria del passato Impero romano.
Sia sul piano storico che archeologico, ne emerge un quadro che
conduce a leggere le origini della futura Venetia civitas
nell'ambito di un complesso e fitto intreccio di fattori legati
a un lento processo di sviluppo, di rapporti dinamici con i
poteri di terraferma (il regno longobardo e l'impero carolingio)
e quelli di mare (Bisanzio), di influssi, di aspetti e questioni
militari, di relazioni, spesso in contrasto, tra i Patriarcati
presenti all'epoca nell'area venetica. Insomma, ne risulta una
comunità non nata dal nulla ma che ha costruito "la sua
particolare identità" mescolando più elementi e colmando a
posteriori, sia sul piano laico che religioso, i suoi deficit
riguardo alle radici del suo essere.
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