Due suicidi per salvare l'onore
quest'anno al Teatro Greco di Siracusa. Aiace e Fedra non
reggono la vergogna e scelgono di togliersi la vita. In Fedra
troveremo in scena un palazzo diroccato, il palazzo reale di
"Fedra" di Euripide, seconda tragedia della 59° Stagione
dell'Inda al Teatro di Siracusa. Quel palazzo è la
rappresentazione della mente di Fedra, e di Teseo, un marito non
amato che in un sol colpo perderà moglie e figlio.
Paul Curran, regista scozzese di fama internazionale, alla
sua prima volta a Siracusa spiega la sua visione della tragedia.
"Ogni tragedia è sempre contemporanea, questa in particolar
modo. Due dee: Afrodite e Artemide sono all'inizio e alla fine
dello spettacolo. Gli dei offesi, risentiti con Ippolito, il
figlio di Teseo, orientano le azioni degli uomini. Sono quindi
le nostre stesse strutture psichiche. Lei mi chiede che risposta
dà Euripide alla domanda "Che cosa è l'amore?". Ma Euripide si
riferisce all'Eros, all'istinto, al possesso dell'oggetto amato
e non come nel nostro mondo dove sappiamo che esiste anche
l'Agape, l'amore gratuito e generoso che è tipico del mondo
Cristiano".
"Oggi si parla molto di salute mentale - osserva il regista -
e sia Fedra, la matrigna, che vuole a tutti i costi amare il
figliastro Ippolito, ma anche lui presentano comportamenti
asociali, si diceva un tempo. Oggi sappiamo che si tratta di
disturbi mentali. Il teatro riflette sempre sulla condizione
umana e quindi è sempre contemporaneo".
La traduzione è stata affidata a Nicola Crocetti. Le scene e
i costumi a Gary Mc Cann. Le musiche originali sono di Ernani
Maletta e Matthew Barnes. Nel cast Alessandra Salamida sarà
Fedra, Gaia Aprea la nutrice, Ippolito è Riccardo Livermore,
Alessandro Albertin è Teseo. Nel coro anche gli allievi dell'
Accademia teatrale dell'Inda. In scena dall'11 maggio al 28
giugno, a giorni alterni con "Aiace" di Sofocle.
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