Dagli scavi dell'antica città di
Doliche, nel sud-est dell'odierna Turchia, emergono i resti di
un edificio che, grazie alle numerose impronte di sigillo in
terracotta ritrovate dagli archeologi, è stato possibile
identificare come l'antico archivio cittadino, il luogo in cui
venivano conservati i documenti in papiro e pergamena. Lo rivela
l'Università di Pisa diffondendo i primi risultati della
missione archeologica dell'Ateneo pisano in collaborazione con
l'Università di Münster (Germania).
"Il sito dell'antica Doliche - spiega Margherita Facella,
professoressa di Storia greca e direttrice della missione pisana
- è stato oggetto di indagini tedesche nei decenni passati e dal
2015 un team internazionale sotto la guida di Engelbert Winter
ha condotto prospezioni e scavi, portando alla luce i resti di
alcuni edifici pubblici, tra cui le terme romane. Accanto a
queste erano stati identificate le tracce di un'altra
costruzione, ora parzialmente scavata dai nostri archeologi. Si
tratta di un archivio cittadino, come rivelano le più di 2mila
impronte di sigillo in terracotta (cosiddette bullae) recuperate
e sottoposte, laddove possibile, a pulizia e restauro che
indicano chiaramente che qui venivano conservati documenti
scritti su papiro e pergamena, andati poi distrutti a causa di
un incendio". La sopravvivenza di questi reperti, aggiunge
l'archeologa, "è un evento assai raro, possibile solo in caso di
incendio e successivo abbandono dell'edificio: infatti, se da
una parte il fuoco causa la distruzione dei documenti,
dall'altra consente la cottura dell'argilla cruda su cui i
sigilli sono impressi". Uno studio preliminare di questi
materiali rivela che si tratta sia di sigilli privati e
ufficiali della città ed è essenziale per ricostruire non solo
la realtà amministrativa di una città, ma anche il suo tessuto
culturale e religioso.
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