Le produzioni agroalimentari e
vitivinicole Dop e Igp fanno riferimento a Consorzi di Tutela
riconosciuti, che possono agire per la promozione e
rappresentare istituzionalmente e giuridicamente tutti i
produttori, anche nei tribunali internazionali. Cosa che fino al
2008 era stata preclusa al settore delle bevande spiritose.
Grazie al Decreto firmato dal Ministro Lollobrigida e pubblicato
lo scorso 7 marzo finalmente questa lacuna è stata colmata, e
anche le bevande spiritose a IG possono dotarsi di Consorzi di
Tutela degni di questo nome. Grazie al Decreto vengono stabiIite
le condizioni che un Consorzio deve rispettare per poter essere
riconosciuto. "Trattandosi di funzioni che influiscono sul
successo e la protezione dell'intera produzione di un
determinato liquore o distillato - osserva Cesare Mazzetti,
presidente del Comitato Acquaviti di AssoDistil che ha
fortemente voluto il varo di questo decreto - è importante che i
Consorzi siano rappresentativi, e che abbiano statuti che
garantiscano la partecipazione a tutti i produttori: per la
rappresentatività ad esempio il settore ha accettato la proposta
del Masaf che il Consorzio sviluppi non solo il 66% della
produzione totale, come richiesto dai regolamenti delle DOP e
IGP del food, ma anche che raccolga in sé almeno il 30% di tutti
i distillatori e/o elaboratori di quel prodotto. Un modo,
insomma, per assicurare che le decisioni consortili non siano
prese solo da poche aziende, ma condivise. Si tratta di un
criterio che ha precorso i tempi, se consideriamo che la nuova
Riforma europea delle Indicazioni Geografiche, approvata a
Bruxelles nelle scorse settimane e in corso di pubblicazione,
pone alla base del riconoscimento esattamente lo stesso doppio
criterio, dei volumi e del numero di operatori".
In risposta ad alcune critiche mosse al Decreto dopo la sua
pubblicazione, volte a sostenere che il sistema di calcolo della
rappresentatività, suddiviso in più categorie di operatori,
rischia di creare dati di produzione amplificati, AssoDistil
replica che la suddivisione in categorie - che per gli spiriti
distillati sono quattro, e per i liquori tre come accade anche
per i vini e i cibi - è metodo già previsto dalle leggi, e
attuato da tutti i Consorzi di tutela degli altri settori Dop e
Igp. La produzione, essendo tracciata e certificata da
un'apposita branca della Agenzia delle Dogane non corre alcun
pericolo di sovrastima.
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