"L'oceano è di tutti e tutti ne beneficiamo, ma fino a ieri nessuno poteva assumersi la responsabilità di proteggere il cosiddetto 'alto mare', ossia quella zona che si trova oltre le 200 miglia della Zone Economiche Esclusive e che copre oltre due terzi dell'oceano globale - ha spiegato Solidoro. Lo studioso segnala che "se ogni Paese ha l'onere e la possibilità di esercitare tale controllo lungo le proprie coste, l''alto mare' ricade nelle acque internazionali, in cui tutti gli Stati hanno la possibilità di navigare, pescare e fare ricerche, e restava quindi una zona di tutti ma sotto la responsabilità di nessuno".
Era "difficilissimo, se non impossibile, definire e implementare politiche di protezione degli ecosistemi marini - dice Solidoro - e di regolamentazione e controllo sulla sostenibilità dell'utilizzo delle risorse del mare.
Le Nazioni Unite pochi mesi fa si sono date l'obiettivo di "proteggere il 30% dell' oceano entro il 2030, oggi esiste uno strumento legislativo per istituire aree marine protette in acque internazionali ed è stata istituita una Conferenza delle Parti - COP per raccordare le azioni degli Stati membri in termini di gestione di mari e oceano e protezione della biodiversità".
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