A un anno di distanza "dallo storico
accordo delle Nazioni Unite per la protezione degli oceani,
soltanto due Paesi lo hanno ratificato, Cile e Palau: si tratta
di un grave ritardo perché per entrare in vigore il Trattato
deve essere ratificato da almeno 60 degli 87 Paesi firmatari".
Lo afferma Greenpeace in una nota in cui si auspica che
"l'Italia segua subito il buon esempio con una rapida ratifica
per creare una rete efficace di aree marine anche nel
Mediterraneo".
"Questo trattato - spiega Giuseppe Ungherese, responsabile
campagna Inquinamento di Greenpeace Italia - è una vittoria per
la vita degli oceani, ma ora tutti i Paesi che l'hanno
sottoscritto, Italia inclusa, devono procedere con urgenza alla
ratifica e iniziare a creare una rete efficace di santuari
marini anche nelle loro acque territoriali e Zone Economiche
Esclusive".
Cile e Palau "hanno inviato un segnale forte al mondo intero,
sostenendo le politiche per proteggere gli oceani e la vita che
li abita" osserva Ungherese.
Il Trattato Onu sugli Oceani, spiega Greenpeace nella nota,
"è considerato l'accordo ambientale multilaterale più rilevante
dopo l'accordo di Parigi sul clima del 2015. Una volta
ratificato ed entrato in vigore, il Trattato contribuirà
notevolmente a migliorare la salute e la resilienza degli
oceani. L'Italia, come tutti gli Stati membri dell'Unione
Europea, si è impegnata a ratificare il Trattato prima della
conferenza Onu sugli oceani che si terrà a Nizza (Francia) nel
giugno 2025".
Greenpeace Italia ha lanciato una petizione per chiedere al
governo italiano di ratificarlo rapidamente per consentire la
creazione di nuovi santuari marini nel Mediterraneo.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA