Il 68% dei dirigenti afferma che la
propria azienda offre un "ambiente inclusivo", ma soltanto il
36% dei lavoratori subalterni è d'accordo. E' quanto viene
evidenziato dalla ricerca 'The Age of Adaptability' di
ManpowerGroup. Secondo i dati raccolti "le aziende con alti
livelli di diversity (diversità, ndr) hanno avuto il 39% di
probabilità in più di ottenere un buon rendimento rispetto a
quelle con scarsi livelli di Deib (Diversity, equity, inclusion,
and belonging)", termine che indica 'diversità, uguaglianza,
inclusività e appartenenza).
"Alla scarsa rappresentanza in ruoli di potere - si legge
nella ricerca - si aggiunge poi un gap di genere nei settori
tecnologici e informatici, dove meno di 1/3 della forza lavoro
mondiale è rappresentato da donne". "In Italia - viene
sottolineato - la situazione è ancora più grave:
nell'informatica le donne sono il 16% (dato Eurostat), e siamo
tra gli ultimi paesi in Europa per inclusione femminile in
questo settore, con una media europea del 19%".
"Creare ambienti di lavoro più aperti e inclusivi - commenta
Anna Gionfriddo, amministratrice delegata di ManpowerGroup - è
solo una parte della soluzione che passa anche dal garantire e
dall'offrire alle donne l'accesso alle competenze chiave per
entrare nei settori più ad alto sviluppo, come quelli
tecnologici e dell'intelligenza artificiale, che guideranno il
futuro mercato del lavoro". "Dobbiamo intervenire oggi -
conclude la manager - per cambiare il mondo del lavoro di
domani".
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