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Foibe: Mattarella, si formò muro di oblio e imbarazzo

Foibe: Mattarella, si formò muro di oblio e imbarazzo

'Negare o minimizzare è affronto a vittime'

ROMA, 09 febbraio 2024, 12:58

Redazione ANSA

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

"Un muro di silenzio e di oblio - un misto di imbarazzo, di opportunismo politico e talvolta di grave superficialità - si formò intorno alle terribili sofferenze di migliaia di italiani, massacrati nelle foibe o inghiottiti nei campi di concentramento, sospinti in massa ad abbandonare le loro case, i loro averi, i loro ricordi, le loro speranze, le terre dove avevano vissuto, di fronte alla minaccia dell'imprigionamento se non dell'eliminazione fisica". Lo ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la celebrazione del "Giorno del Ricordo", al Quirinale.
    "Le foibe e l'esodo hanno rappresentato un trauma doloroso per la nascente Repubblica che si trovava ad affrontare la gravosa eredità di un Paese uscito sconfitto dalla guerra.
    Quelle vicende costituiscono una tragedia, che non può essere dimenticata. Non si cancellano pagine di storia, tragiche e duramente sofferte. I tentativi di oblio, di negazione o di minimizzare sono un affronto alle vittime e alle loro famiglie e un danno inestimabile per la coscienza collettiva di un popolo e di una nazione", ha aggiunto.
    "La costruzione dell'Unione Europea, pur con i suoi ritardi e le sue carenze, ha rappresentato - come ha fatto ben presente il professor Rossi - il ripudio della barbarie provocata da tutti i totalitarismi del Novecento e la concreta e valida direzione di marcia per guardare al futuro con fiducia e speranza. In questo quadro, nelle splendide terre di cui parliamo, oggi, grazie alla comune appartenenza all'Unione Europea, non esistono più barriere o frontiere, ma strade e ponti", ha osservato Mattarella, in occasione delle celebrazioni del giorno del ricordo. "La diversità non genera più risentimento o sospetto, ma produce amicizia e progresso. Con Slovenia e Croazia coltiviamo e condividiamo, in Europa e nel mondo, i valori della democrazia, della libertà, dei diritti. E lavoriamo insieme per la pace, lo sviluppo, la prosperità dei nostri popoli, amici e fratelli. I giovani lo sanno e lo vivono. Le giovani generazioni lo stanno già facendo da molto tempo, sviluppando un comune senso di appartenenza a una regione che trova nell'ampio spettro di presenze, etnie, lingue, storie, culture, tradizioni, la sua preziosa e feconda peculiarità. Gorizia, la città simbolo della divisione, è oggi associata - grazie a una generosa intuizione della Slovenia - a Nova Gorica: due città, due Stati, una sola capitale della cultura europea 2025", ha aggiunto.
    "Occorre adesso lavorare alacremente, a livello europeo, come Tajani ha ricordato, perché anche gli altri Paesi dei Balcani Occidentali candidati all'ingresso nell'Unione possano compiere le procedure di adesione senza indugi o ritardi. Si tratta anche di una risposta concreta ai pericoli del possibile riaccendersi, nella regione, di sopiti conflitti di natura etnica o religiosa, che rischierebbero di riportare la storia, a tempi che non vogliamo rivivere mai più. Le divisioni, i conflitti, le ferite del passato - la cui memoria ci ferisce tutt'ora con forza e sofferenza - ci ammoniscono".
   

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