Tratto dal romanzo del giornalista Ibrahim Eissa, il film, che ha riscosso un grande successo al botteghino, racconta la storia di un telepredicatore di fama, sheikh Hatem, moderato e tollerante che apre le menti.
E' giovane, brillante, un grande oratore, e affronta temi religiosi con intelligenza e ironia. I suoi messaggi sono chiari. Ha successo, una bella moglie, un figlio, una casa di lusso. A essere rappresentati sono le relazioni fra establishment religioso e apparati dello Stato, i media, l'estremismo, i rapporti con i cristiani e l'intolleranza verso le altre realtà dell'islam.
Il mentore di sheikh Hatem, infatti, è un maestro sufi. Viene ucciso insieme ad alcuni membri della sua confraternita, bruciati nella casa dove si erano riuniti. Il peggio, però, arriva quando una bomba scoppia in una chiesa copta del Cairo, città in cui è girato il film. Per fermare l'indignazione dei cristiani, gli imam incontrano i religiosi copti. L'ultima predica di Sheikh Hatem è all'interno di una chiesa.
Fatalità, il giorno dopo l'uscita di The Preacher - a dicembre dello scorso anno - un attacco alla Chiesa di San Marco, nel quartiere di Abbaseya, al Cairo, provoca la morte di 28 fedeli. Oggi più che mai, The Preacher, che ha provocato l'irritazione di una certa componente di Al Azhar, massima istituzione dell'Islam sunnita nel Paese - che avrebbe voluto impedirne la diffusione - appare di grande attualità.
La sua proiezione è stata bandita in Kuwait e alcuni passaggi censurati in Libano.
Il trailer https://www.youtube.com/watch?v=5IaKxXC5sgg. (ANSAmed).
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