(ANSA) - ROMA, 24 SET - Se il campo del Marco Simone Golf &
Country Club, teatro della prossima Ryder Cup, sarà un'opera
d'arte, gran parte del merito andrà a una donna spagnola di 33
anni, incinta al settimo mese e sempre sorridente: il suo nome è
Lara Arias. La sovrintendente del manto erboso, arrivata nella
Capitale nel 2020, conosce ogni singolo filo d'erba del campo, a
cui ha dedicato energia e amore. Ora il momento più atteso è
alle porte. "Stiamo procedendo con gli ultimi lavori, la fase di
'manicure' - spiega - Attività come rastrellare i bunker,
tagliare alla perfezione l'erba del green, del fairway… Il campo
sta benissimo, l'erba era di ottima qualità".
La parte più dura del lavoro era finita nella prima metà di
agosto, ma per fare il set up (le prove generali) in vista della
Ryder, Arias ha integrato il suo gruppo (40 persone) con altri
100 volontari. "Il campo ha resistito benissimo al caldo
dell'estate; siamo stati fortunati che il manto non abba perduto
densità, perché è la cosa più importante, soprattutto nel rough
(la zona di erba alta, ndr", continua. Il dollar spot, un fungo
che rovina l'erba e che appare tra settembre e ottobre, non ha
fatto la sua comparsa. L'ultimissima cosa da fare sarà il cambio
delle buche, poi l'arena dei sogni sarà pronta. Per Lara Arias
le buche più belle del Marco Simone sono "la 8 e la 9", mentre
la 16 ("Un par 4, si può arrivare dal tee al green con un colpo
solo") è la più importante e complessa del tracciato. In questi
mesi estivi gli accorgimenti usati per mantenere in salute il
vasto tappeto verde sono stati tantissimi; a luglio è stato
fatto un lavoro di graden, "per rimuovere l'erba cresciuta
troppo" (detta 'touch'), poi si è sparsa sabbia "per facilitare
l'infiltrazione dell'acqua in caso di pioggia". Dal lunedì al
giovedì, dalle 6 alle 18, Lara e i suoi sono in campo a lavorare
(d'estate c'era una pausa all'ora di pranzo).
La Ryder Cup lascerà un'eredità incredibile a Roma e
all'Italia, e di questo Arias è conscia: "Con 45mila persone
attese, il campo diventerà una città. E poi le infrastrutture,
come via Marco Simone 'raddoppiata', rimarranno anche dopo la
competizione". L'augurio è che il Team Europe riesca
nell'impresa di vincere. "Sarebbe il finale perfetto, noi
abbiamo voluto rendere il campo più difficile per gli
statunitensi".
A fine novembre Arias e il suo compagno Alejandro Reyes
(consulente agronomo), accoglieranno la loro prima figlia ma di
stanchezza neanche l'ombra. "Non sento la fatica, non me ne
rendo conto", dice lei sorridendo. Per diventare quella che è,
ha studiato tanto: dopo essersi laureata in ingegneria forestale
in Spagna, ha fatto un corso sul tappeto erboso (prima a Malaga
e poi negli Stati Uniti). Ha trascorso 18 mesi studiando i campi
di golf della Virginia, dell'Arizona e del North Carolina. Poi
ha anche lavorato in un vivaio e sui campi di Francia e Spagna.
A chi vuole seguire le sue orme, la professionista spagnola
suggerisce di "imparare le basi facendo il giardiniere": lei,
figlia di un impiegato alle poste e di una sarta, ha fatto così.
Riguardo al fatto di essere una donna in un settore dove di
donne ce ne sono poche, Lara Arias non fa una piega. In passato
è capitato che gli amatori che venivano a giocare per la prima
volta, vedendola sul trattore, dessero per scontato che fosse
una giardiniera e non il sovrintendente, ma lei non si abbatte.
"Il mondo del golf è maschilista e conservatore, ma anno dopo
anno sta migliorando. Basta dare l'esempio, così i giocatori
vedranno con i propri occhi che una donna è capace quanto un
uomo". (ANSA).