Un percorso di golf ben progettato e con una corretta manutenzione rappresenta una risorsa positiva per l'ambiente e per la comunità. Diventa fattore di bellezza e di promozione del territorio.
A titolo di esempio, è evidente il ruolo positivo dei percorsi di golf localizzati in ambienti fortemente urbanizzati o banalizzati dalla gestione antropica (come nella nostra Pianura Padana), dove costituiscono dei veri e propri "polmoni verdi" (trattandosi di aree completamente vegetate di estensione media pari a circa 60 ettari), caratterizzati dalla presenza di boschi e laghi artificiali, questi ultimi fondamentali per la raccolta dell'acqua piovana.
Diventano preziose tessere di biodiversità, in paesaggi resi monotoni dall'uomo quali quelli agricoli intensivi, costituendo sovente un raro e purtroppo talvolta unico habitat e rifugio per la fauna selvatica.
Trattandosi di aree chiuse e protette, nei periodi di caccia diventano anche dei veri e propri rifugi per la fauna locale.
La presenza quasi costante dei laghetti (artificiali per origine, ma ampiamente naturalizzati dalla vegetazione) è un importante elemento sfruttato dalla fauna migratoria per la sosta temporanea, non esistendo in molte zone altri sostituti (è nota ad esempio la pressoché totale scomparsa delle zone umide in Pianura Padana).
Anche nelle aree adiacenti i parchi e le aree protette rappresentano un'attività economica non intensiva, un'ideale "buffer zone" di protezione che si interpone tra un'area naturale protetta e l'adiacente territorio antropizzato e coltivato, un corridoio ecologico o ganglio primario all'interno di una rete ecologica più vasta.
Dal punto di vista ambientale spesso offrono una soluzione "verde" per la riqualificazione territoriale di ex-cave o ex-discariche di inerti: numerosi campi italiani sono sorti su discariche esaurite (Matilde di Canossa -RE, I Fiordalisi -FO, Versilia -LU, Parco dei Medici -RM, Rapallo -GE).
Doveroso anche considerare gli aspetti economici: i percorsi di golf risultano un'indiscutibile risorsa economica in sé, per la comunità locale e per le strutture confinanti, sia diretta (rapporti lavorativi con ditte e aziende esterne) che indotta (turismo).
Numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato che i percorsi da golf, se gestiti correttamente, svolgono molteplici, importanti e talvolta perfino nevralgiche funzioni e possono divenire un prezioso strumento per la salvaguardia e la gestione naturalistica del territorio nei contesti antropizzati.
Quando la realizzazione di un nuovo percorso di golf viene identificata come pretesto per l'ottenimento di licenze edilizie, gli eventuali aspetti negativi andrebbero quindi individuati non nella realizzazione golfistica, ma piuttosto nell'operazione immobiliare annessa.
Da anni la Federgolf tiene in grande considerazione il rapporto tra il golf e l'ambiente, incluse le connesse problematiche, sia vere che presunte. Il primo passo fu fatto già nel 1989, anno in cui fu istituita all'interno del Centro Tecnico Federale una sezione "verde" (Sezione Tappeti Erbosi). Ogni anno vengono organizzati vari corsi di formazione e di specializzazione riservati ai tecnici responsabili della costruzione e della manutenzione dei percorsi. Questo nella convinzione che personale specializzato e competente costituisca la migliore garanzia circa la corretta esecuzione dei programmi manutentivi, il corretto impiego delle risorse naturali e l'attenta manipolazione dei prodotti chimici.
Nel 1992 la Sezione Tappeti Erbosi della Federazione Italiana Golf ha inoltre avviato, in collaborazione con vari Istituiti Universitari (Torino, Pisa, Perugia, Padova, Bologna, Roma La Sapienza), un programma di ricerche scientifiche. Vengono svolte numerose ricerche sul tappeto erboso (sia sulle macroterme, specie che richiedono minimi apporti idrici, che sull'adattamento varietale all'ambiente mediterraneo di altre specie e varietà), i cui risultati già da anni hanno consentito numerose applicazioni pratiche, con notevoli benefici in termini ambientali (risparmio di acqua e di prodotti chimici).
Interessanti dal punto di vista naturalistico sono da considerarsi le ricerche condotte sulla fauna, effettuate in collaborazione con ornitologi professionisti, che hanno confermato i risultati degli studi condotti negli Stati Uniti ed in vari Paesi europei circa l'importanza dei campi da golf per la conservazione delle specie ornitiche.
A titolo esemplificativo, l'avvio nel 2001 della prima ricerca sul ruolo ambientale dei percorsi di golf svolta in 23 percorsi distribuiti su tutto il territorio nazionale, che ha individuato ben 206 specie, di cui 104 di interesse conservazionistico. Tali risultati sono stati ulteriormente confermati attraverso un'importante ricerca, svolta nel triennio 2011-2013, sugli Habitat e Specie di importanza comunitaria con particolare riferimento alla classe degli Uccelli, presenti nei circoli di golf italiani. Gli uccelli sono infatti buoni indicatori della qualità ambientale e possono rappresentare adeguatamente lo status della biodiversità; inoltre alcune specie di interesse conservazionistico, rinvenute nei circoli, danno indicazioni sulla tipologia gestionale attuata e da mantenere a beneficio della naturalità dei percorsi e del loro ruolo ambientale.
A seguito di tale attività e non solo, negli anni le indicazioni fornite da tali indagini (Pubblicazioni e Ricerche Scientifiche) sono state recepite con buon profitto per l'ambiente da buona parte dei progettisti e dei manutentori dei percorsi di golf.
Attualmente la FIG sostiene il programma di certificazione ambientale di GEO (Golf Environment Organisation), un'organizzazione internazionale no-profit nata nel 1997 con il supporto delle Comunità Europea.
Attraverso l'iniziativa federale denominata "Impegnati nel Verde" i tecnici della Sezione Tappeti Erbosi, in collaborazione con alcuni docenti universitari, hanno l'obiettivo prioritario di accompagnare i Circoli, passando per Riconoscimenti intermedi, al raggiungimento della certificazione ambientale GEO.