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Un anno senza vittorie, per Italia una crisi da record

Un anno senza vittorie, per Italia una crisi da record

Niente successi in gare ufficiali, avvenne solo nel 1958-1959

06 ottobre 2018, 16:51

Redazione ANSA

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Un anno senza vittorie, per Italia una crisi da record © ANSA/EPA

Un anno senza vittorie, per Italia una crisi da record © ANSA/EPA
Un anno senza vittorie, per Italia una crisi da record © ANSA/EPA

 

Un declino lento, inesorabile, inarrestabile. C'era una volta l'Italia campione del mondo, coi suoi alti e bassi, coi suoi pilastri inossidabili, ma è acqua passata, da techetechetè del pallone. Roberto Mancini raccoglie le macerie di un movimento in crisi, che non crede nei giocatori italiani (le big ne utilizzano dal 19% del Napoli nella rosa al 43% del Milan) ed è costretto a schierarli spesso fuori ruolo con un vorticoso balletto di esperimenti. Ci vorrebbe pazienza, ma il calcio attuale non può averne. L'Italia non vince una partita ufficiale da un anno (1-0 in Albania lo scorso ottobre), se si eccettua l'amichevole-allenamento con l'Arabia Saudita di maggio (successo per 2-1 degli Azzurri).

Nella nuova Nations League ha pareggiato con la Polonia, perso meritatamente col Portogallo senza Cr7 e ora rischia di retrocedere in serie B. Inoltre sta collezionando record negativi nel ranking Fifa dove è tornata 21/a, scavalcata dal Perù. Solo in altri due anni l'Italia non ha collezionato vittorie in competizioni ufficiali, nel 1958 e 1959. Nella sua storia centenaria l'altro periodo nero della nazionale è arrivato, infatti, con la precedente mancata qualificazione mondiale del 1958 di un movimento depauperato dallo choc di Superga, ma i posti disponibili erano di meno. I tonfi in Cile e con la Corea sono stati compensati dal successo agli europei 1968, le mancate qualificazioni agli europei del 1972 e 1976 sono state determinate da ostacoli importanti (il Belgio di Van Himst e l'Olanda di Cruyff), quelle del 1984 e 1992 sono state compensate da mondiali sostenuti da protagonisti. Comunque, fasi transitorie. Ora invece, dopo l'ultimo sprazzo del secondo posto agli europei 2012 è crisi nera, azzurro tenebra.

Le oscillazioni della nazionale nel ranking Fifa aiutano a mettere a fuoco la crisi più grave della storia del calcio italiano. Nei 25 anni delle rilevazioni per gli azzurri c'è un declino impressionante. Si comincia nel 1993 con l'Italia di Sacchi seconda alle spalle del Brasile, diventa prima a novembre per poi precipitare fino al 16/o posto a maggio 1994. Il brillante mondiale perso ai rigori la proietta al secondo posto. Poi lievi oscillazioni, con un picco negativo dopo gli europei 1996 fino al 16/o posto dell'aprile 1998. Dopo i mondiali ritorna stabilmente tra le prime 10, quarta per molti mesi del 1999. Dopo un nuovo calo torna quarta dopo gli europei 2000, riscende 14/a dopo i nefasti mondiali 2002 mantenendo posizioni intorno al decimo posto per quattro anni. Poi il titolo mondiale, il secondo posto Fifa stabile dopo il Brasile. Nel febbraio 2007 torna per la seconda volta prima, confermandosi ad aprile e settembre, poi rimane stabilmente tra le prime tre (con Spagna e Germania) per due anni. Lo spartiacque è rappresentato dal tonfo in Sudafrica che la fa scendere fino al 16/o posto, ma nel 2011 è stabilmente tra le prime 10. Il secondo posto agli europei 2012 fa risalire l'Italia fino al quarto posto di dicembre (dopo Spagna, Germania e Argentina, col Brasile precipitato 18/o). Ma è in arrivo il nuovo tsunami. Il ko ai mondiali 2014 fa calare gli azzurri al 14/o posto (-5 rispetto all'esordio) e stavolta non c'è risalita: 16/a a ottobre 2015, 17/a a settembre 2017 dopo lo 0-3 con la Spagna. Il 20/o posto dell'aprile 2018 dopo la sconfitta con l'Argentina è il nuovo record negativo, ma dura fino ad agosto, col 21/o. Illusorio ritorno al 19/o a giugno e ora, dopo il ko col Portogallo l'Italia torna 21/a. Oltre ai grossi nomi davanti ci sono anche Svizzera, Danimarca, Cile, Svezia, Messico, Galles e Perù. Mancini lavora per ricostruire l'Italia e per ripartire, ma la missione che lo attende, dopo le delusioni degli ultimi Lippi e Prandelli e tutta la gestione Ventura, è improba e densa di insidie. Forse il pubblico italiano dovrà malinconicamente abituarsi a osservare le massime rassegne internazionali scegliendosi una squadra per cui tifare.

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