La presenza delle donne in Parlamento aumenta, ma molto lentamente: il 18 aprile 1948, quando si sono tenute le prime elezioni politiche dell'Italia repubblicana, le donne elette sono state 49, il 5%. Ci sono voluti quasi 30 anni e altre sette legislature perché nel 1976 fosse superata la soglia delle 50 elette, e altri 30 anni per avere, nel 2006, più di 150 donne in Parlamento.
Nella XVII legislatura, per la prima volta, la compagine femminile alla Camera e al Senato ha raggiunto il 30,1%. A delineare il quadro è uno studio dell'Ufficio di Valutazione e Impatto delle politiche pubbliche del Senato uscito in occasione della Giornata della donna.
Il cammino verso la parità in questi 70 anni è stato lungo: su oltre 1500 incarichi di ministro le donne finora ne hanno ricoperti 78, mentre le presidenze femminili nelle Commissioni parlamentari sono state 23. Tredici governi sono stati composti esclusivamente da uomini.
Solo dal 1983, col governo Fanfani V, la presenza di ministre è diventata costante. Il maggior numero di donne al governo si è registrato a partire dal 2006, coi governi Prodi II, Berlusconi IV, Letta I e Renzi I.
Delle 8 ministre (su 16 titolari di dicasteri: la metà esatta) presenti all'avvio del governo Renzi, tre hanno presentato le dimissioni e sono state sostituite da uomini. Alle ministre sono da sempre stati affidati incarichi prevalentemente nei settori sociali, della sanità e dell'istruzione: ben 48 su 80. Nessuna donna, dalla I alla XVII legislatura, ha rivestito l'incarico di presidente del Consiglio, presidente del Senato o ministro dell'Economia e delle Finanze o delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Alle elezioni del 4 marzo scorso erano in lista 4.327 donne su 9.529 candidati e i primi dati segnalano che le elette sono più di un terzo dei parlamentari, un numero superiore a quello della passata legislatura. In particolare, ma i dati non sono ancora definitivi, al Senato nei collegi uninominali il 61% di seggi andrebbe agli uomini, il 39% alle donne; nei collegi plurinominali il 64% agli uomini il 36% alle donne. Alla Camera, il 65% andrebbe agli uomini, il 35% alle donne.
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