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di Martino Iannone e Margherita Leggio
ANSA MagazineaMag #115
Con il drone alla ricerca di tesori in un'area ad elevato rischio sismico

Mistero Selinunte, la città degli Dei

Si ipotizza che sotto terra ci sia un susseguirsi di templi e di vasche, una volta colme di limpida acqua sorgiva che ruscellava verso il mare

Cosa si nasconde sotto i resti dei templi di Selinunte? Quali erano le popolazioni che vivevano lungo questa costa prima dell’arrivo dei greci? E soprattutto, come proteggere quest'area archeologica, tra le più grandi d’Europa, dai terremoti? A queste domande stanno cercando di dare una risposta gli archeologi e i geologi italiani e internazionali, che lavorano nel sito utilizzando anche droni e termocamere. Per ora si sa che nelle viscere di Selinunte potrebbe celarsi una piccola-grande Pompei. E' il lavoro, ad alta tecnologia, di un'équipe di geologi dell'Università di Camerino che fa sapere che sono state rilevate alcune anomalie termiche, riconducibili ad importanti strutture sepolte che si fanno risalire a circa 2700 anni fa. Si ipotizza che sotto terra ci sia un susseguirsi di templi e di vasche, una volta colme di limpida acqua sorgiva che ruscellava verso il mare. Osservati grazie alla termocamera sul drone anche disegni geometrici sotterranei di chiara fattura umana. E scavando sono state trovate le tubature costruite dai greci e attraverso le quali l'acqua arrivava nelle case, nuovi ambienti domestici destinati al culto come ad esempio altari cilindrici e la più antica raffigurazione di tutto il mondo greco di Hekate. Quest'ultimo è un personaggio di origine pre-indoeuropea ripreso nella mitologia greca che regnava sui demoni malvagi, sulla notte, sulla luna.

L'antica Selinunte


Geomorfologi alla ricerca della Pompei sotterranea

Nelle viscere del sito di Selinunte potrebbe celarsi un tesoro ricco di storia

Alla ricerca di una Pompei sotterranea. Le viscere del sito archeologico di Selinunte potrebbero celare un vero e proprio tesoro di storia. "Ormai da un anno – spiega Gilberto Pambianchi, Ordinario di Geomorfologia e Geografia Fisica dell’Università di Camerino e Presidente Nazionale dei Geomorfologi Italiani, coordinatore del gruppo di ricerca che lavora a Selinunte - stiamo lavorando ad un progetto di ricerca molto importante. Siamo riusciti a delineare, attraverso indagini di campagna e con la termocamera, gli ambienti naturali dei primi insediamenti, dunque una realtà non ancora venuta alla luce, ma che è sotto. Siamo riusciti anche ad individuare sul paesaggio alcune tracce, molto probabilmente correlate a terremoti, frane, alluvioni del passato che ora dovremmo inquadrare nel tempo. Questi indizi ci consentiranno di registrare una memoria storica estremamente importante per le politiche di prevenzione e di tutela dei siti archeologici in Sicilia e in tutta Italia. A breve eseguiremo una serie di mirati e programmati sondaggi geognostici, strategicamente ubicati nell’area del Parco e fondamentali alla taratura geoarcheologica, stratigrafica, cronologica e paleo ambientale del sito. Effettueremo dunque sul territorio dei sondaggi meccanici con una larghezza del foro di circa 10 cm ed una profondità variabile dai 5 ai 30 metri. Le carote estratte saranno identificate ed archiviate su apposite cassette catalogatrici depositate presso i laboratori del Parco di Selinunte e quindi messe a disposizione di ricercatori archeologi, botanici, geologi, storici, climatologi ed esperti di storia dell’alimentazione. Infatti grazie allo studio dei materiali delle carote si potrà risalire alle condizioni climatiche passate, allo stato della vegetazione e, con un po’ di fortuna, anche alla alimentazione degli abitanti di Selinunte”.


Mistero Selinunte, la citta' degli dei


Le ultime straordinarie scoperte

La campagna di scavi è condotta dal 2006 da Clemente Marconi dell'Institute of fine arts della New York University

Sotto al tempio R, che sorge a sud del tempio C, sull'Acropoli, e che è dedicato a Demetra, sono stati trovati materiali pertinenti alla prima fase di vita di Selinunte, che secondo le fonti letterarie è stata fondata tra il 630 e il 590 a.C.. E' quanto emerso dagli scavi effettuati da Clemente Marconi, dell'Institute of fine arts della New York University e direttore della campagna di scavi condotta da un team di 20 persone, studenti e specialisti provenienti da tutto il mondo. Il tempio R è quello in pietra più antico di Selinunte e risale al 590 a. C. E' perfettamente conservato nei livelli arcaici e classici alla profondità di un metro, un riempimento fatto in età ellenistica che ha completamente sigillato l'edificio nelle sue fasi originarie. Scendendo sotto questo riempimento si è potuto ricostruire tutta la vita del tempio dal 590 al 400 a. C. Quando è stato costruito, prima di mettere in opera il pavimento, lungo i muri dell'edificio sono state fatte offerte votive: questa è una delle scoperte piu' importanti. Durante l'ultima campagna di scavi - Marconi lavora al parco di Selinunte dal 2006 e tornerà anche quest'anno - sono stati trovati, tra le altre cose, lance, vasi, pesi da telaio, gioielli, lucerne e resti di pasti rituali che erano collocati intorno ai muri dell'edificio. "Questo - ha spiegato lo stesso Marconi - è il deposito di fondazione molto noto nel mondo greco e nel Mediterraneo ed è utile per ricostruire il culto della dea e i rituali. Abbiamo trovato anche un flauto, oggetti relativi al mondo sia femminile sia maschile, e armi. Tutti oggetti afferenti ai campi di intervento della dea. Trovati pure resti di animali e soprattutto di maialini, tipico del culto di Demetra e molte coppe a testa in giù come offerta alle divinità".  Tra le scoperte punte di lancia in ferro infisse nel terreno intorno alla fondazione della città: "Si utilizzavano - ha sottolineato Marconi - per definire l'area come luogo di culto della dea del tempio R. Abbiamo riportato alla luce anche il vaso più antico trovato a Selinunte: è protocorinzio, datato tra il 650 e il 640 a. C. e deve essere stato portato dai coloni al momento della fondazione della città. E' un po' più antico della data di fondazione di Selinunte ed è un vaso cerimoniale che ha un grande valore. L'ipotesi prevalente è che fosse utilizzato per trasportare olio". Parte dei reperti recuperati sono esposti nel baglio Florio, il museo sala conferenze all'interno del parco. Ci sono 160 mila reperti che attendono d'essere esposti.


Selinunte dall'alba al tramonto

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Un po' di storia

La città prese il nome dal Selinon, il prezzemolo selvatico, che qui ancora cresce spontaneo

Situata su di una spianata alta circa 30 metri s.l.m., Selinunte prende il nome dal Selinon, il prezzemolo selvatico. Venne fondata nel VII secolo a.C. da coloni di Megara Hyblaea guidati dall'ecista Pammilos. Immigrazioni successive di coloni megaresi sicelioti si ebbero sia negli ultimi decenni del VII sia per tutto il VI secolo fino agli inizi del V. Selinunte tentò di fondare delle colonie nella Sicilia occidentale (Eraclea Minoa). Quando all'inizio del V secolo divampò la guerra fra Greci di Sicilia e Cartaginesi, che si concluse con la battaglia di Himera nel 480, Selinunte, stranamente, preferì allearsi con Cartagine. Ebbe numerosi e forti contrasti con Segesta fino al 409, anno della sua distruzione avvenuta proprio ad opera dei Cartaginesi. Selinunte così si trovò sottomessa al dominio dei Punici che la fortificarono e la ricostruirono nell'area dove prima sorgeva l'acropoli: i resti archeologici presentano un abitato misto, punico e greco. Il dominio cartaginese durò fino alla I guerra punica. Cartagine, per difendersi dagli attacchi romani, decise di concentrare le sue forze a Lylibeo, trasferendovi la popolazione di Selinunte, distruggendone la città ed abbandonandola alla rovina. Un violento terremoto, nel secolo X o XI, finì forse per ridurre ad un cumulo di rovine i monumenti dell'antica città. Nella seconda metà del XVI secolo la città fu riscoperta dallo storico Tommaso Fazello. Nel 1823 gli inglesi intrapresero degli scavi archeologici.


Selinunte, alla ricerca della Pompei sotterranea


I greci, l'acqua e la città dei due porti

Oggi il territorio è caratterizzato da una grave crisi idrica

Anche i greci effettuavano deviazioni di corsi d’acqua. I geologi hanno scoperto la ricchezza idrica sotterranea di Selinunte.  “Anche i greci effettuavano deviazioni di corsi d’acqua ma vedremo il perché. Gli studi fin qui condotti hanno permesso in primo luogo di ricostruire quella che doveva essere l’antica linea di riva al tempo della massima espansione della città greca – spiega Marco Materazzi, geomorfologo dell’Università di Camerino - evidenziando la presenza di due porti ubicati immediatamente ad est e ad ovest dell’Acropoli e confermando (integrandole) le ipotesi già formulate dagli archeologi Hulot e Fougères agli inizi del '900. Inoltre è stato possibile scoprire le tracce di importanti interventi effettuati da quelle popolazioni sul territorio, come deviazioni di corsi d’acqua, captazioni di sorgenti, sbancamenti imponenti per scopi legati al commercio, al culto religioso o per ragioni militari. Interessanti sono i risultati dello studio sull’ acqua, la più importante delle "risorse sepolte" nel territorio di Selinunte, oggi interessato da una grave crisi idrica ma che in passato doveva aver trovato proprio nell’abbondanza d’acqua la fonte della sua prosperità e allo stesso tempo di gravi problemi, per la presenza di aree paludose e insalubri. Lo studio ha infine permesso, con metodi geoelettrici non invasivi, di evidenziare la presenza nel sottosuolo, al di sotto dei depositi sabbiosi, di “risorse sepolte” ed in particolare di strutture probabilmente riconducibili ad edifici, mura o strade. Future indagini archeologiche potranno confermare e dare risposte definitive su quanto scoperto”.


La discarica sulla spiaggia tra i templi e la riserva di Foce Belice

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Geologi, qui la faglia è sempre ancora attiva

E' stessa frattura che distrusse l'antica Selinunte e i paesi della Valle del Belice

La terra si muove ancora nel Belice. Gli esperti osservano da tempo piccole fratture, sollevamenti del terreno e altre anomalie lungo una linea che da Castelvetrano conduce a Campobello di Mazara, tocca Capo Granitola e si allunga fino al mare. Le immagini satellitari e l'analisi dei dati geodetici confermano che c'è ancora una faglia attiva. E sarebbe la stessa frattura che distrusse l'antica Selinunte e nel 1968 provocò il devastante terremoto di cui ricorre il cinquantesimo anniversario. Di questo sono certi i ricercatori dell'Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) di Catania e delle università di Palermo, Catania e Napoli che da alcuni anni indagano sui fenomeni tellurici nella Valle. La ricerca fa parte del progetto "Tettonica della Sicilia sudoccidentale", coordinato da Mario Mattia. Un dettagliato rilievo geologico e strutturale a terra ha accertato, dice Mattia, "l'esistenza di zone di taglio, che si sono mosse in tempi recenti, e anomalie nel tasso di sollevamento delle antiche linee di costa". Le deformazioni del terreno sarebbero legate a fenomeni di scorrimento.


A Selinunte dove il terreno sale e non c'è più acqua


Il terreno qui si è innalzato di 3 metri in 2700 anni

Emerge da uno studio dei geomorfologi dell'Università di Camerino

"In 2700 anni il terreno di questa area sismica della Sicilia si è alzato di circa tre metri, mentre negli ultimi 60 anni le falde acquifere, di cui questa zona è molto ricca, si sono abbassate di quasi 20 metri". E' quanto emerso da uno studio effettuato dai geomorfologi dell'Università di Camerino che nel sito archeologico stanno svolgendo un lavoro per valorizzare e tutelare dai rischi geologici l'antica polis della quale, con una termocamera ad alta sensibilità termica, sono state trovate tracce sepolte della prima conformazione morfologica risalente proprio a 2700 anni fa. Quattordici, sino a oggi, i piani di volo effettuati sull'area del parco archeologico con un esacottero, un drone con sei braccia che ha rilevato le temperature dei corpi sia vivi sia inerti.


Selinunte tra terremoti e maremoti


Il tempio G, tra i più grandi dell'ellenismo

Era dedicato agli dei olimpici e alle principali divinità della città di Selinunte

Il tempio G, dedicato agli dei olimpici e alle principali divinità della città di Selinunte (Zeus, Phebo, Apollo, Pasikrateia, Malophoros), sorgeva sulla collina orientale del parco archeologico. E' di ordine dorico e per le sue dimensioni è considerato uno dei templi più grandi del mondo greco. Si fa risalire tra il VI e il V secolo avanti Cristo. Le forme architettoniche molto diverse fanno presumere che sia stato realizzato in un arco di tempo di circa 75 anni.


Il tempio 'G', tra i più grandi di sempre

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Ricostruire il tempio G, il sogno di Vittorio Sgarbi

Il critico d'arte e assessore alla Cultura in Sicilia detta tempi e costi dell'opera

Ricostruire il tempio G. E' questo uno dei 'sogni' che di volta in volta affascina studiosi e politici siciliani. L'ultimo, in ordine di tempo, è il critico Vittorio Sgarbi, in Sicilia assessore regionale ai Beni Culturali, componente della giunta di centrodestra di Nello Musumeci. "A breve - ha annunciato il critico d'arte durante un sopralluogo nell'area dei templi di Selinunte - avrò un preventivo vero che farò vedere a un finanziatore molto attendibile e importante che deve darci la sua definitiva adesione e che individuerà gli sponsor e sapremo con certezza se ci sarà un mecenate, da quel momento farò un decreto e ci sarà una gara per sapere chi farà i lavori". "Il prezzo della ricostruzione di ogni colonna - ha aggiunto Sgarbi - è intorno ai 600 mila euro. Ho chiesto preventivi a quattro diverse fonti e quello più autorevole è della Soprintendenza del mare, ente capofila, con la Soprintendenza del sito che hanno elaborato un progetto intorno ai 12 milioni di euro. Un altro progetto indicava una spesa di circa 5 milioni di euro e un altro, che prevede la ricostruzione anche della cella e di altre componenti del tempio si avvicinava ai 35 milioni di euro. Ho detto loro di mettersi d'accordo e di darmi un preventivo certo, che pare potrebbe essere intorno ai 15 milioni con la ricostruzione del solo peristilio''. ''Il progetto - aggiunge - lo proporremo ai mecenati, cosa che potrebbe avvenire già nei prossimi giorni. La ricostruzione del tempio G di Selinunte è stata oggetto di discussione di alcune riunioni con gruppi di lavoro e di una riunione con il presidente della Regione, io devo solo trasferire il preventivo per la fattibilità dell'impresa e vedere se esso è accolto con favore. La volontà politica della ricostruzione esiste". 


La promessa di Sgarbi: 'In 7 mesi in piedi le colonne del tempio G'


Il porticciolo di Selinunte sommerso dalle alghe

Il problema si ripete con periodicità e affligge la piccola marineria di Marinella

Ancora una volta il porticciolo di Marinella di Selinunte è intasato dalle alghe e cio' rende difficoltoso, se non impossibile, l'attracco e il transito delle imbarcazioni dei pescatori che lamentano la problematica interessando sia la Capitaneria di Porto sia il Comune. Il problema si ripete con periodicità e affligge la piccola marineria della frazione ormai da anni e a nulla sono valsi i continui interventi effettuati tra cui la realizzazione, nel 2010, in corrispondenza del boccaporto di ponente del molo, di una paratia in acciaio inox, costata 30 mila euro, individuata dall'amministrazione comunale dell'epoca come la possibile soluzione all'accumulo di alghe. Nei giorni scorsi è stata bandita la gara di appalto nell'ufficio tecnico comunale per la sistemazione del molo di Levante. Ad aggiudicarsi i lavori l'impresa Di Dia di Marsala, che ha effettuato un ribasso d'asta del 24%. Della questione si è occupata anche Striscia la Notizia


A Marinella nello Yacht club delle alghe imputridite

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