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di Enrica Di Battista
ANSA MagazineaMag #99
La fotografia dell'edilizia scolastica

Scuole, la sicurezza sismica un miraggio

Quanto sono sicure le scuole dei nostri figli? Quante hanno fatto le (obbligatorie) verifiche di vulnerabilità? La fotografia dell'edilizia scolastica, nonostante gli investimenti degli ultimi anni, non è ancora confortante. E nel Centro Italia, dove la terra ancora trema, c’è preoccupazione

   Se il 31 ottobre del 2002 non fosse crollata la scuola elementare "Francesco Jovine", San Giuliano di Puglia avrebbe ancora la leva del 1996. Invece la prima elementare è stata completamente cancellata. Avevano appena 6 anni quei bambini, oggi sarebbero ragazzi di 21 anni. Dovevano imparare a leggere e a scrivere, a progettare un futuro rimasto tra le macerie. Mai più una tragedia come questa, si disse.

   Così venne emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, che introduceva l'obbligo di procedere alle verifiche di vulnerabilità sismica. Obbligo scaduto nel 2013.
   In quanti edifici scolastici sono state effettuate queste verifiche? Ancora troppo poche. Ed è per questo che nel decreto terremoto passato alla Camera e ora in lettura al Senato è stata prevista una nuova scadenza al 30 agosto 2018 e un finanziamento statale.

   Intanto pero', alla luce dei recenti terremoti nel Centro Italia e con le scosse ancora in corso, ci si chiede quanto siano sicure le scuole dei nostri figli. C’è preoccupazione tra studenti, insegnanti e famiglie nelle zone terremotate di Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo. In questi territori è nato il Comitato Scuole Sicure Italia, una rete di genitori soprattutto, che chiede chiarezza sulla sicurezza degli edifici scolastici. 

   Quanti sono gli edifici adeguati sismicamente? Solo l'8%, secondo dati di Cittadinanzattiva. Eppure il crollo della scuola di Amatrice, dove erano stati realizzati nel 2012 lavori di ristrutturazione, dimostra quanto sia attuale e urgente mettere in sicurezza, davvero, le scuole e non solo attraverso un 'miglioramento sismico'. 

   Negli ultimi anni si sono fatti dei passi in avanti, con l'istituzione nel 2014 di una specifica Struttura di Missione per l’edilizia scolastica presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e con l’investimento di risorse ad hoc: oltre 4,6 miliardi, frutto di varie linee di finanziamento, sono già stati stanziati. Altri 2,5 miliardi sono in programmazione. Ma, rileva Legambiente, nonostante i fondi stanziati le riqualificazioni procedono troppo a rilento.

 

 

Solo l'8% degli edifici scolastici è adeguato sismicamente

La scuola Romolo Capranica di Amatrice

La fotografia delle scuole italiane, in quanto a sicurezza, non è ancora affatto convincente e presenta molte ombre, afferma Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale della scuola di Cittadinanzattiva, una delle associazioni - insieme a Legambiente e Fondo Vito Scafidi - che da anni si occupano di monitorare la sicurezza nelle scuole.

Le verifiche di vulnerabilità sismica sono obbligatorie per tutti i Comuni ma purtroppo l’OPCM del 2003 non prevede sanzioni - e questo è il primo limite – e non implica interventi. Inoltre le verifiche di vulnerabilità sono mediamente costose: si va da un minimo di 3 mila euro per una scuola piccola a 10-15 mila euro per edifici di medie dimensioni, e così via.

Quanti edifici scolastici hanno fatto queste verifiche obbligatorie di vulnerabilità sismica? C’è un non-dato allarmante. "Non si riesce ad avere cifre precise, e questo già la dice lunga - fa sapere la Bizzarri -. Sulla base delle informazioni in nostro possesso le verifiche sono state fatte solo in pochissimi casi. Dunque, i bambini e i ragazzi trascorrono ore in scuole di cui non si conosce la vulnerabilità sismica", vale a dire il comportamento delle strutture in caso di terremoto.

Un altro aspetto importante, anzi fondamentale, riguarda la microzonazione sismica, ossia le indagini geologiche per capire come è il terreno dove poggia un edificio, nella fattispecie una scuola. All’Aquila ad esempio queste indagini sono state fatte dopo il sisma del 2009; in altre zone no, anche in quelle interessate dai recenti terremoti o con lo sciame sismico in corso.

Cittadinanzattiva è tra le associazioni, insieme a Legambiente e Fondo Vito Scafidi, che fanno più pressione affinché dopo le verifiche di vulnerabilità sismica – che comunque sono un obbligo, scaduto nel 2013 – si proceda, laddove necessario, a lavori di miglioramento o adeguamento sismico, a seconda del rischio rilevato.

"Merito del governo Renzi - rileva Adriana Bizzarri - è quello di aver creato un Fondo Unico per l’edilizia e poi i fondi triennali. Ovviamente le Regioni hanno un ruolo cardine e per i progetti anche Comuni e Province". La priorità, prosegue, è quella di "prevedere fondi in compartecipazione tra Enti locali e Stato”. Inoltre un altro importante passo in avanti non abbastanza sottolineato, afferma Bizzarri, è "l'aver previsto, nell'ultimo decreto terremoto, che i prossimi interventi dovranno essere orientati all’adeguamento e non solo al miglioramento sismico" delle strutture. Ovviamente, visto che ci sono circa 13 mila edifici scolastici in zona sismica 1 e 2, ovvero quelle più a rischio, bisogna partire da lì con verifiche di vulnerabilità e poi adeguamenti. In alcuni casi è necessario adeguare, in altri servirà ricostruire ex novo, ovviamente avviando dei percorsi di partecipazione con la comunità locale. 

Una cosa da evidenziare, ci tiene a sottolineare Bizzarri, è che le spese di adeguamento sismico si possono ripagare facendo insieme anche quelle di efficientamento energetico, creando un circuito virtuoso che permetterà ai Comuni di ammortizzare le spese con il risparmio energetico degli anni successivi, cogliendo l’occasione di guardare davvero al futuro. Anche perché, se non vogliamo pensarci autonomamente, è l’Europa che ci chiede di adeguarci rendendo gli edifici energeticamente efficienti.

C'è poi anche la questione della cattiva gestione della sicurezza interna nelle scuole: ovviamente ci sono altri aspetti da sottolineare, come la prevenzione degli incendi, un obbligo che spetta ai dirigenti scolastici. Il termine per mettersi in regola è stato prorogato al 2017. "E' bene fare chiarezza - afferma l'esperta di Cittadinanzattiva -: ognuno si assuma le proprie responsabilità, in Italia c’è spesso una cattiva gestione della sicurezza interna, a partire dal numero di alunni per aula. Questo accade anche a Roma, e in generale soprattutto nella scuole superiori e negli edifici grandi. Avere classi affollate rende difficili le evacuazioni".

Viene quindi il discorso delle responsabilità nelle scuole: chi deve fare cosa. E' compito del Dirigente Scolastico evacuare l’edificio dopo una scossa di terremoto ma è anche un suo obbligo fare le prove di evacuazione due volte l’anno. In quante scuole in Italia - chiede con un certo dubbio Adriana Bizzarri - questo viene fatto?

E' poi il Sindaco a decretare se gli edifici pubblici e soprattutto le scuole (tutte, di ogni ordine e grado e anche le private) devono restare chiuse o aperte, ad esempio in caso di terremoto. Dopo un sisma Sindaco e Provincia devono inviare una equipe di tecnici per le verifiche di agibilità, che di norma sono controlli visivi per verificare se vi siano crepe, lesioni o modiche rispetto alla situazione precedente. Chi poi deve fare la manutenzione o la ristrutturazione o veri e propri interventi di adeguamento o miglioramento sismico sono i Comuni (per materne, primarie e secondarie inferiori) e le Province per le scuole superiori. Per le scuole private devono intervenire gli enti proprietari, sia per verifiche di agibilità sia per successivi interventi.


Mettere in sicurezza le scuole? "Con questi ritmi ci vorrà un secolo"

Calcinacci per terra in una scuola

   Per mettere in sicurezza le scuole italiane situate nelle aree più a rischio del Paese ci vorranno oltre cento anni, se si continua ai ritmi attuali: questo il nuovo allarme di Legambiente lanciato solo pochi giorni fa. Un arco di tempo "inaccettabile e preoccupante" visto che che in Italia sono ben 19.000 gli edifici scolastici italiani - su 43.072 presenti sul territorio nazionale - che si trovano in comuni a rischio sismico 1 e 2, come ad esempio Amatrice e L'Aquila; che il 65% delle scuole è stato costruito prima dell'entrata in vigore della normativa antisismica (1974) e che negli ultimi tre anni gli interventi di adeguamento sismico effettuati sugli edifici, siti in queste zone, sono stati solo il 5,3%.

   Nonostante gli ingenti fondi stanziati - spiega Vanessa Pallucchi, responsabile scuola e formazione di Legambiente -, negli ultimi tre anni su 9.425 interventi realizzati sugli edifici scolastici, 4.580 (circa il 49%) hanno riguardato quelli posti nelle zone sismiche 1 e 2. Di questi solo 243 (5,3%) hanno riguardato interventi di adeguamento antisismico nei comuni a maggior rischio, e 98 (2,1%) quelli per nuove edificazioni. Secondo le stime di Legambiente, calcolando che le scuole costruite prima della normativa antisismica sono circa il 65% e considerando che nell’arco di un triennio nelle scuole situate nelle aree più a rischio sono stati realizzati solo 341 interventi (di cui 243 di adeguamento antisismico e 98 nuove edificazioni), di questo passo per mettere in sicurezza gli edifici scolastici, situati nei comuni a rischio sismico 1 e 2 e costruiti prima del '74, ci vorrà oltre un secolo".

   Dati che gettano ombre sulla sicurezza di molte scuole. Secondo Legambiente cresce la percentuale di scuole che hanno effettuato verifiche di vulnerabilità sismica, passando dal 25% del 2015 al 31 del 2016 ma è ancora troppo bassa la media degli edifici scolastici costruiti secondo criteri antisismici, ovvero meno del 13%. E considerando che solo 1 su 2 ha certificati di collaudo e di idoneità statica, la fotografia delle oltre scuole italiane non è molto confortante.

   Ci sono poi, secondo l'associazione ambientalista, forti differenze tra Nord e Sud. I capoluoghi di provincia meridionali dichiarano 3 scuole su 4 in aree a rischio sismico e necessità di manutenzione urgente del 58,4%, circa 20 punti in più della media nazionale. 

   Nonostante i fondi e le task force per aiutare gli Enti locali, spesso "i bandi rimangono inaccessibili - afferma Vanessa Pallucchi - per mancanza di capacità tecniche o di personale in molti Comuni o Province, che quindi andrebbero maggiormente supportati". Inoltre, rileva Legambiente, "anche se i fondi per la messa in sicurezza sono usciti dal Patto di Stabilità, molti Comuni sono in default e non riescono a cofinanziare le spese. Dunque l'impegno degli ultimi governi c'è - conclude Pallucchi - ma va gestito in maniera più consapevole, anche con un'anagrafe scolastica davvero aggiornata su tutto il territorio".


Vito Scafidi, una vita spezzata simbolo della sicurezza a scuola

Vito Scafidi

Rientrava dalla ricreazione in classe con i compagni di scuola, sorridendo e programmando il sabato sera con gli amici. In un attimo la tragedia: una raffica di vento, una porta che sbatte, il controsoffitto che scricchiola e lo travolge. Vito Scafidi aveva appena 17 anni e morì così, la mattina del 22 novembre 2008, tra i banchi della IV G del liceo scientifico statale 'Darwin' di Rivoli. Diciassette suoi compagni rimasero feriti. Tra loro uno dei suoi migliori amici, Andrea Macrì, da allora rimasto su una sedia a rotelle.

La vicenda porto' sotto la lente il problema della sicurezza degli edifici scolastici, sollevata anche dall'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Nel processo di primo grado, la sentenza del 15 luglio 2011 condanno' un solo funzionario della Provincia di Torino a 4 anni, mentre gli altri imputati - altri tre funzionari della provincia e i tre insegnanti responsabili della sicurezza della scuola - vennero assolti. A distanza di altri due anni la sentenza d'appello ha ribaltato il verdetto di primo grado e condannato sei dei sette imputati. La Cassazione ha poi confermato le condanne d'appello, a pene comprese tra i quattro anni e i due anni e due mesi, per i sei imputati. Successivamente il tribunale di Torino ha riconosciuto ai famigliari dello studente un risarcimento di circa 2 milioni di euro.

La Cassazione, nelle motivazioni di conferma delle sei condanne, ha spiegato che "le scuole che non offrono un adeguato livello di sicurezza per l'incolumita' degli allievi e del personale che ci lavora devono essere chiuse su iniziativa degli insegnanti che hanno accettato di ricoprire il ruolo di responsabili della sicurezza e prevenzione e che agiscono su delega del preside e non possono rimanere inerti di fronte a criticita' foriere di pericoli. A loro spetta anche il compito, preliminare, di fare una ricognizione dello stato della struttura e dei rischi, ispezionando ogni locale dell'edificio, compresi i solai e i locali 'tecnici'".

L'anniversario della morte di Vito, il 22 novembre, è anche Giornata Nazionale per la Sicurezza Scolastica, fortemente voluta da Cittadinanzattiva 15 anni fa, e praticata ogni anno in oltre 5.000 scuole italiane. E' intitolata a tutte le vittime della scuola che, dal 2001, sono 39.

Grazie ad un emendamento di due parlamentari del Pd e di Cittadinanzattiva, la Giornata è stata istituzionalizzata 2 anni fa e inserita nella legge della Buona scuola. 


Intanto è nato il Comitato Scuole Sicure Italia

Comitato Scuole Sicure Centro Italia

Dopo il terremoto che ha colpito il Centro Italia - e violentemente Amatrice, Accumoli, Arquata, Pescara del Tronto e tante altre frazioni - sono nate realtà locali di genitori e insegnanti preoccupati per lo stato delle scuole. Ancora oggi, in questi territori, la terra trema quotidianamente. Nelle scuole ci sono evacuazioni continue, ed è grande la preoccupazione di studenti, famiglie e insegnanti.

Le varie realtà locali si sono raccordate prima in un unico Comitato centrale, inizialmente Comitato Scuole Sicure del Centro Italia. Adesso il gruppo, che comprende realtà di Lazio, Marche, Umbria e Molise,  assume la forma di Associazione di Volontariato denominata "Comitato Scuole Sicure Italia" (CSSI), che come intento nel proprio Statuto avrà la "promozione della conoscenza del territorio nazionale sui dati sismologici e di tutte le norme da applicare relative alle azioni antisismiche pertinenti agli edifici scolastici ed affini per la tutela e la sicurezza dei bambini e dei loro diritti". Il Molise non è stato colpito recentemente dal terremoto ma potrà dare un importante contributo, avendo molta esperienza in questo settore, dopo la tragedia del 2002 con il crollo della scuola di San Giuliano di Puglia.

Dal 2003, in seguito alla OPCM 3274 per le obbligatorie verifiche di vulnerabilità sismica, alla scadenza del 2013, in molti casi le occasioni per effettuare queste indagini non sono state neanche prese in considerazione. Il problema è che non era stata prevista una sanzione per gli Enti locali in adempienti. 

 "La situazione è agghiacciante - afferma Iride Luzi, una mamma di Ascoli Piceno che fa parte del Comitato Scuole Sicure -. Ci sono edifici scolastici non valutati nella vulnerabilità sismica. Ma non si può parlare di prevenzione solo dopo una tragedia e poi dimenticarcene. Il nostro scopo è adesso quello di allertare chi si occupa di bambini e ragazzi. Abbiamo scritto al Garante dell'Infanzia, in quanto viene leso il diritto allo studio. Qui ci sono continue scosse, le sentiamo anche se non sono quelle fortissime che finiscono sui giornali. Ma nelle scuole ci sono evacuazioni continue".

Come molti genitori soprattutto del Centro Italia, Iride è preoccupata per sua figlia. Nella sua scuola "c'è stata un'evacuazione mentre facevano il compito di scienze. Poi sono rientrati in classe per completarlo. Ma con quale serenità si può studiare? Abbiamo poi scritto a Save the Children - racconta Iride - e stiamo per scrivere una legge di iniziativa popolare. Ci stiamo anche organizzando meglio come Comitato ufficiale, con uno Statuto, indicheremo dei rappresentanti e portavoci a livello nazionale. Qui ad Ascoli Piceno c'è un silenzio assordante, come se il problema non esistesse. Anzi, a volte veniamo accusati di creare psicosi. Mentre chiediamo solo che sia fatta chiarezza sulla sicurezza dei nostri figli".


La Casa dello Studente dell'Aquila crollò per una manutenzione errata

La Casa  dello studente dell'Aquila

   Un esempio eclatante e relativamente recente di lavori male eseguiti e collaudi non fatti, in un edificio che ospitava giovani, è quello relativo alla Casa dello Studente dell'Aquila. L'edificio crollò nel terremoto del 2009 per "manutenzione errata". Ancora prima dei lavori di ristrutturazione eseguiti nel 2000, l'edificio era stato totalmente, e pericolosamente, modificato rispetto al progetto originario e alla iniziale destinazione d'uso.

   Tuttavia i tre ingegneri che ne curarono la ristrutturazione nel 2000, e l'architetto responsabile del collaudo, avrebbero dovuto controllare i nuovi carichi di peso che gravavano sull'edificio - costruito nel 1965 dalla casa farmaceutica Angelini - e la tenuta statica, prima di eseguire gli interventi che avevano progettato e che "hanno aggravato gli effetti del crollo" nel quale morirono sette studenti e il portiere dello stabile. Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni della sentenza che ha confermato le condanne a quattro anni di reclusioni per gli ingegneri Bernardino Pace, Pietro Centofanti e Tancredi Rossicone, e a due anni e sei mesi per Pietro Sebastiani, il presidente della Commissione collaudo dell'Azienda per il diritto agli studi universitari.

"Il progettista, ove si inserisca in una situazione in cui altri siano già intervenuti, è tenuto ad informarsi circa i pregressi interventi e, se del caso, a proporre o ad effettuare i necessari interventi di adeguamento": è il principio di diritto affermato dalla Suprema Corte esaminando quanto è successo alla Casa dello studente, un principio applicabile a tutti i disastri, come quello di Rigopiano, nei quali un evento naturale fa da detonatore a grossi errori di progettazione.

    "Se è vero che non è addebitabile agli imputati la realizzazione di una variazione di uso dell'immobile Palazzo Angelini, poichè essi lo trovarono già adibito, e da tempo a studentato, è altrettanto innegabile che essi - scrive la Cassazione - subentrati, per così dire, in una situazione connotata da una variazione di uso, di fatto, ormai già realizzata da anni, hanno sicuramente trascurato che la Casa dello Studente è stata trasformata da edificio realizzato negli anni '60 destinato ad abitazioni private, in una vera e propria struttura alberghiera, munita di tutte le relative dotazioni, che ne hanno palesemente stravolto l'originaria conformazione interna".

"Il palazzo - sottolineano i supremi giudici sulla scorta della sentenza d'appello del 28 aprile 2015 - è stato in tutto e per tutto modificato, rimanendo tuttavia identico all'originale soltanto per ciò che attiene alle sue componenti statiche, rispetto alle quali né i tre progettisti, né il collaudatore si sono minimamente posti il problema se tutto quello che era stato realizzato, con le radicali e totali modificazioni conseguitene, fosse ancora compatibile con quanto era stato progettato e valutato quasi quaranta anni prima e per tutt'altra destinazione".

    La Cassazione osserva che si sapeva che L'Aquila era da sempre, "e comunque da prima del 1965, a rischio sismico" e per questo il sisma del 6 aprile "è stato motivatamente ritenuto non imprevedibile né eccezionale". Per i tre ingegneri è stato anche ribadito il 'no' alle attenuanti generiche per "la gravità dei fatti, essendo l'immobile destinato ad ospitare giovani".

    Per quanto riguarda la responsabilità di Sebastiani, ad avviso della Cassazione, "risulta tranciante il rilievo, pure correttamente svolto dai giudici di merito, secondo cui la licenza edilizia rilasciata dal Comune di L'Aquila in data 28 dicembre 1999 richiedeva il collaudo statico dell'immobile, che nessuno risulta avere svolto"


Le buone pratiche: 7 miliardi investiti dal 2014

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In Italia non mancano però le buone pratiche e negli ultimi anni si è cominciato un percorso virtuoso, anche se ancora molto in salita. Presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 2014 è stata istituita una Struttura di Missione ad hoc per l'edilizia scolastica, coordinata dall'architetto Laura Galimberti. "Sono maggiori le risorse stanziate negli ultimi tre anni rispetto a quelle stanziate nei precedenti 20 anni", tengono a sottolineare dal gruppo di lavoro.

Ecco le cifre fornite dalla Struttura di Missione. Oltre 4,6 miliardi, frutto di varie linee di finanziamento, sono stati già stanziati. Altri 2,5 miliardi sono in programmazione. Dal 2014 ad oggi sono più di 10 mila interventi finanziati, 7.200 cantieri avviati, oltre 5.000 quelli già conclusi. Con la Legge sulla Buona Scuola si è introdotto un Piano Unico per l'edilizia scolastica che recepisce le programmazioni regionali.

Sicurezza e finanziamenti del Governo. Con l'operazione Mutui Bei (Banca europea per gli investimenti) sono stati già stanziati per gli Enti locali 905 milioni di euro e sono in corso 1.215 interventi di adeguamento alle normative per la sicurezza, ristrutturazione, ma anche nuove costruzioni. Il 22 novembre 2016 è stato firmato dal Governo Renzi un nuovo protocollo con BEI per ulteriori 530 milioni, di cui 238 già disponibili. Per la prevenzione la Buona Scuola ha messo in campo 40 milioni di euro per le indagini diagnostiche di soffitti e solai che hanno permesso di finanziare più di 7.300 interventi di cui 3.500 conclusi.

L'operazione #Scuolesicure (adeguamenti normativi, ma anche interventi di rimozione amianto o strutturali) ha permesso lavori per 550 milioni e si è quasi conclusa. Il recupero dei ribassi d’asta ha permesso al Miur di scorrere le graduatorie inserendo quest’anno nuovi interventi. 

Tra le Regioni particolarmente attente sulla sicurezza antisismica la Struttura di Missione cita la Calabria, con un territorio in gran parte in zona sismica 1, la più a rischio. La Regione ha già pubblicato un bando per i fondi FESR (POR – Piani operativi regionali 2014-20) per il completo adeguamento sismico delle scuole o la loro demolizione e ricostruzione.

I nuovi provvediementi legislativi sulla ricostruzione prevedono l'"adeguamento sismico" delle strutture scolastiche non un semplice "miglioramento" e, laddove questo non sarà possibile, si provvederà alla demolizione e ricostruzione.

Sempre al Sud, tre Regioni e sei città metropolitane hanno previsto interventi di edilizia scolastica nell’ambito dei Patti per il Sud. Su un totale di oltre 7 miliardi di Fondi per lo sviluppo e la coesione (FSC), circa 400 milioni sono progetti che riguardano l’edilizia scolastica e almeno il 25% sono destinati a interventi per la riduzione del rischio sismico. Un altro esempio positivo è la città metropolitana di Palermo: 32 milioni sulle scuole, il 10% del proprio Patto.

Le deroghe agli equilibri di bilancio per l'edilizia scolastica hanno consentito, negli ultimi tre anni, di liberare risorse precedentemente bloccate. Ecco, nel dettaglio, le tre operazioni di sblocco del Patto di stabilità: 

#Scuolenuove 2014-15. Sblocco del Patto di stabilità per 314 milioni. Aperti 1.064 cantieri, di cui 879 conclusi.

#Sbloccascuole 2016. Nel 2016 si sono aggiunti 480 milioni (deroga agli equilibri di bilancio) che hanno generato spesa per oltre 1 mld di euro. L'operazione ha coinvolto oltre 1.500 Enti locali: 1.670 interventi finanziati, 1.208 cantieri avviati, 260 già conclusi.

#Sbloccascuole 2017. Nel triennio 2017-2019, spazi finanziari per 300 milioni di euro l’anno destinati alla costruzione di nuove scuole e alla ristrutturazione di edifici esistenti. Per il 2017 sono stati sbloccati 1.363 interventi per 428 milioni di euro. Coinvolti 771 Enti locali, di cui 730 Comuni, 33 Province e 8 Città metropolitane. 

SCUOLE NUOVE E INNOVATIVE 
Spesso si rende necessaria una ricollocazione degli istituti scolastici in edifici di nuova costruzione in quanto l'idea che i conventi del '500 debbano necessariamente ospitare delle scuole è innanzitutto molto costosa. Tra settembre e dicembre 2016 sono state aperte oltre cento scuole realizzate ex novo o ristrutturate con i finanziamenti del Governo.

Inoltre la "Buona scuola" ha lanciato un concorso di idee per la costruzione di 51 edifici in tutta Italia, innovativi da un punto di vista architettonico, dell’impiantistica, della tecnologia, dell’efficienza energetica, della sicurezza antisismica e strutturale. Le risorse previste sono 350 milioni di euro, e sono investimenti Inail i cui canoni sono a carico del Miur. Sono state raccolte 1.238 proposte. La giuria tecnica, nominata dal Miur il 22 marzo scorso, sceglierà i progetti migliori, poi gli Enti locali affideranno i progetti esecutivi e definitivi. 

LE TASK FORCE
La Struttura di missione e l’Agenzia per la coesione territoriale operano insieme attraverso sette Task force per l’edilizia scolastica, nelle Regioni Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Lombardia, Puglia e Sicilia. Le Task force, costituite da tecnici interni ed esterni alla P.A., svolgono attività di supporto nell’attuazione di interventi di edilizia scolastica direttamente sul territorio, intervenendo anche per la risoluzione di criticità con l’obiettivo di favorire l’avvio, la riapertura o la chiusura di cantieri già finanziati. Nel corso del 2017 le squadre opereranno anche in Abruzzo, Liguria, Piemonte, Toscana e Umbria. 

C'è ancora tanto da fare, su un patrimonio di quasi 43 mila edifici scolastici spesso vetusti o mal costruiti, e per questo - ammettono dalla Struttura di Missione - è essenziale proseguire sulla strada della piena collaborazione tra Governo, Regioni ed Enti locali, che sono proprietari e responsabili della gestione e manutenzione delle scuole. 

La mappatura dei cantieri e dei finanziamenti è online all'indirizzo www.cantieriscuole.it