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L'assassino timido di Clara Usòn

L'assassino timido di Clara Usòn

Si pensa alla Fadil leggendo questa storia della Spagna anni '70

ROMA, 22 marzo 2019, 15:36

di Paolo Petroni

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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CLARA USON, ''L'ASSASSINO TIMIDO'' (SELLERIO, pp. 190 , 15,00 euro - Traduzione di Silvia Sichel). A leggere questo romanzo molto legato alla cronaca e la storia di Clara Usòn in questi giorni si va col pensiero alle prime pagine dei giornali con la vicenda di Imane Fadil, la modella legata al mondo delle olgettine di Berlusconi morta in misteriose circostanze, si dice uccisa. Anche la giovane attrice Sandra Mozarovski, fatte le debite differenze, morì in circostanze non chiarite nel 1977, forse non suicida come si cercò di far credere nella Spagna puritana del tempo, ma uccisa dai servizi segreti perché, amante di Re Juan Carlos, era rimasta incinta. Detto questo però è bene sottolineare come ''L'assassino timido'' sia un romanzo capace, anche per il mettersi direttamente in gioco dell'autrice, di parlare d'altro, di farsi emblematico e metaforico, allargando il discorso attorno alla ricostruzione della storia di questa attricetta anni '70, nel periodo a cavallo della morte di Franco e la fine della dittatura, che, recitando e spogliandosi in film che volevano, con ciò, fare da diversivo rispetto al desiderio di nuovo di una società da anni costretta alla censura d'un gretto moralismo di stato, fu simbolo di un'illusoria libertà mentre mancavano tutte le vere libertà. La Usòn, coetanea della Mozarovski, raccontando lei, dei suoi sogni e dei suoi sforzi per realizzarli, dei suoi rapporti con la famiglia e con la madre, racconta anche di sé, di sua madre e contemporaneamente delle difficoltà di vivere in una società che cambia velocemente, illudendo e deludendo una generazioni di giovani che, credendosi invulnerabili come capita alla loro età, vengono presi alla sprovvista dalla vita, tanto che arriveranno gli anni '80 col dilagare dell'eroina e si troveranno a alternare feste e funerali, quelli dei propri amici a quelli dei nonni.
    Cosa veramente abbia attratto la scrittrice nella storia della povera Sandra, morta a soli 18 anni, lo scopriremo alla fine, in una conclusione di questa narrazione tra autobiografia e saggio riappacificatrice e emblematica, in relazione alla propria ''timidezza''. Quella timidezza del titolo che deriva da Cesare Pavese che definiva i suicidi ''omicidi timidi'', mentre per la Usòn, essendo quest'atto premeditato, fatto con paura e malafede, si tratta di ''assassini timidi''. E poi, in questo romanzo asciutto e intenso sulla vita e il rapporto con la morte, sul crescere e imparare a riflettere rispetto agli anni della spensierata sconsideratezza giovanile, c'è anche Ludwig Wittgenstein. Il filosofo che volle partecipare alla prima guerra mondiale dove corse pericoli senza riguardarsi, convinto che potessero insegnargli molto sugli uomini e concludendo alla fine che ''solo la morte dà significato alla vita''. Così si cita Borges, per il quale si è sempre fatalmente moderni giacché si vive nel presente, per spiegare che si può essere contemporanei e vivere nel passato come accadeva nella Spagna di Franco in cui ''il tempo ci pareva diverso da quello dei paesi vicini i cui abitanti vivevano nel futuro da decenni'' perché ''a un certo punto, nel dopoguerra, il nostro orologio aveva smesso di funzionare, con un dittatore che non voleva morire e un mare e dei monti che ci separavano dalle altre nazioni fortunate''. Con l'arrivo della democrazia, dopo il 1975, l'unica urgenza è quindi quella di balzare nel futuro, ma per molti questo balzo diventa tragico, come per Sandra Mozarovski, che voleva studiare e diventare una vera attrice, che lottava contro la sua famiglia e con sua madre, che pure ovviamente l'amava e le era vicina.
    ''Non sono abituata a essere un'ombra impegnata in affannosi giochi di ombre con i quali cerco di fermare il flusso di una vita che è imprevedibile, impura, assurda - alla fine scrive di sé l'autrice - e mischia cose disparate, unisce persone che tra loro non c'entrano niente, io e mia madre per esempio; mia madre si sarebbe meritata un'altra figlia, io avrei preferito un'altra madre, all'inizio, poi no, quando era ormai troppo tardi''.
   

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