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"Quello che i muri dicono" a Roma

"Quello che i muri dicono" a Roma

Guida ragionata di Carla Cucchiarelli sulla street art

ROMA, 13 marzo 2018, 16:31

Diana Angela Formaggio

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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CARLA CUCCHIARELLI, QUELLO CHE I MURI DICONO (IACOBELLI, PP.176, 16 EURO) - Vivere Roma attraverso i murales che comunicano ribellione, emozione, desiderio. "Di fronte a un'opera di street art - spiega Cucchiarelli -, l'arte urbana dei nostri giorni, il pensiero non va al futuro ma all'immediato, alla bellezza, alla seduzione del dipinto, alla magia di trovarcelo davanti all'improvviso e fermarci a osservarlo, guardandoci intorno e riscoprendo la zona con occhi nuovi. Se sia arte o lo sia stata, se lo diventerà lo scopriremo in futuro o forse mai e non è certo il fine di questo libro".

    "Di sicuro - osserva l'autrice - siamo davanti a un movimento nuovo, figlio del "qui e ora", della crisi della cultura, del bisogno di uscire fuori dall'immobilismo dei musei, della voglia di restituire vita alle periferie, di esserci ed esprimersi a ogni costo". Interessante l'analisi che il libro popone su cosa sia oggi la street art. Se 40 anni fa (il primo murale a Roma che si ricordi è alla facoltà di Architettura, nel 1968) era "contestazione o ribellione", oggi "è stato assorbito nella legalità con il consenso dell'amministrazione cittadina che chiama gli artisti o le associazioni che li rappresentano per ridare lustro alla città, a costi quasi irrisori". Ci si chiede allora se "Esiste uno sfruttamento degli artisti e della street art? Un tentativo di banalizzarne gli effetti, di rimetterla in carreggiata?".

Di sicuro c'è una Roma che cambia e si ridipinge, dall'omaggio a Pasolini al Pigneto nei due murales di Mauro Pallotta e Mr Klevra, ai personaggi che emergono dalle tenebre dipinti da Gomez al Museo della Mente; dalla grande lupa di Roma a Testaccio all'uomo che beve un caffè immortalato dal duo Etam Cru a Tor Pignattara, dalle teste parlanti di Carlos Atoche ai personaggi divertenti di Mimì the Clown. Un fenomeno, difficile da censire o da fermare. E mentre il dibattito tra gli artisti non si arresta, cambia il volto immobile della città: il muro lancia messaggi e colori, diventa "un dono" per chi passa, anche se dovrà combattere contro le usure del tempo. E la strada produce tutto: poesie, panchine, alberi scolpiti, un percorso da scoprire dando voce agli autori e ricostruendo la storia della street art capitolina, nata ormai quasi cinquant'anni fa a Valle Giulia, nell'università occupata. Un inserto a colori fa vivere il racconto. Il libro sarà presentato il 14 marzo a Roma, presso il Centro Culturale Aldo Fabrizi, dalle 18.

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