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Il curioso giornalista che veste notizie

Il curioso giornalista che veste notizie

Un volume sulla scrittura, pieno di aneddoti e curiosità

ROMA, 07 marzo 2018, 12:43

di Francesco Bongarrà

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 MARIO NANNI, IL CURIOSO GIORNALISTA (MEDIA&BOOKS, PP.350, 19 EURO) - Arriva un libro di Mario Nanni sulla scrittura, sugli esami di Stato per la professione giornalistica, su fatti e figure del giornalismo politico e parlamentare, disponibile anche in versione ebook con un corredo di 200 foto. La scrittura, i modi per costruirsi uno stile giornalistico personale, senza frasi fatte, senza parole di gergo e calchi linguistici pigramente adoperati. Ma anche come vestire le notizie della loro storicità, collocandole nel loro contesto: questa tematica è stata sempre una sorta di "carta dei valori professionali" di Nanni, che non a caso qualche anno fa fu incaricato di redigere, con l'aiuto di altri colleghi dell'Agenzia, le "regole di scrittura" per i giornalisti dell'ANSA.

    Nanni sceglie una chiave stilistica ed espositiva che rifugge da intenti aridamente didascalici, tantomeno cattedratici. Lo spunto da cui parte è una rappresentazione, in forma di dialogo, di scene vissute quale commissario d'esame alle prove di idoneità professionale dei giornalisti. Ne risulta, attraverso un campionario delle "perle" più significative e allarmanti emerse durante le prove, un quadro preoccupante dello stato di preparazione delle giovani leve che si accostano con tanto entusiasmo alla professione giornalistica, ma mostrano in molti casi vistose carenze nel campo della tecnica giornalistica, della cultura di base, della storia più o meno recente del nostro Paese, della Costituzione e perfino della lingua italiana e dell'attualità. Qualche esempio potrà dare l'idea: "Cosa ha fondato don Giussani?" "La DC". "Chi era proprietario del Corriere della Sera?" "La Dc". "Quando è stato rapito Moro?" "In aprile". "Via Rasella?" "Non lo so, io sono di Bergamo". E poi espressioni come "la carcassa della donna uccisa", "un cadavere senza vita", "ha uscito la pistola", legittimo e suffragio scritte con due "g"....

    Ma "Il curioso giornalista" non vuole essere un libro bianco sullo stato di preparazione di tanti giovani aspiranti giornalisti: muove dalla presentazione di alcuni casi esemplari per interpellare la scuola, l'università, le scuole di giornalismo, e pone l'interrogativo su dove stia andando un'intera generazione. Il volume già fin dall'inizio pone l'accento, raccontando alcuni episodi, su una caratteristica che deve contraddistinguere il giornalista: la curiosità, come atteggiamento mentale e metodologico. Senza curiosità il giornalista non riesce ad andare al fondo delle cose, non sente l'esigenza di documentarsi, di controllare sempre; e non saprebbe nemmeno riconoscere dov'è la notizia. Il libro si può leggere come un manuale di scrittura. Ma anche come una serie di istruzioni per l'uso su come affrontare al meglio e superare l'esame di Stato per l'idoneità professionale che molti aspiranti giornalisti vivono con ansia e talvolta con un senso di incubo, avendo avuto qualche insuccesso. Tra i vari capitoli, per ossigenare la memoria storica, ce n'è uno intitolato "storia e storie dietro le parole": una sorta di prontuario di frasi storiche, formule, termini, slogan, motti che hanno intessuto il lessico politico e storico degli ultimi decenni. Si va da "A Fra' che te serve?" fino al più recente "stai sereno", una frase ormai bruciata che nessuno oggi ascolterebbe senza un riflesso condizionato di diffidenza.

    Attingendo alla sua esperienza e memoria storica di 40 anni di giornalismo politico e parlamentare, l'autore spesso, nell'illustrare anche questioni tecniche di scrittura o professionali, piazza un aneddoto, un episodio, perfino uno scherzo tra colleghi della sala stampa di Montecitorio. E sullo sfondo campeggiano figure di colleghi giornalisti, di direttori dell'ANSA, di politici di ieri e di oggi, visti nei rapporti quotidiani con l'informazione. Con tutto quel che ne consegue sotto il profilo dei mutamenti delle condizioni di lavoro del giornalista. Di alcuni politici - per esempio Spadolini, Fanfani, D'Alema, Cossiga, Bossi, Boldrini - sono disegnati alcuni tratti, a volte mini ritratti briosi e divertenti.

    Insomma un libro dedicato alle giovani leve ma anche a tutti i colleghi che da anni esercitano quello che, nonostante i problemi vecchi e nuovi, le sfide poste dalla Rete, l'indebolimento del ruolo della stampa, resta un mestiere affascinante e attraente. Un atto d'amore verso il giornalismo.

    E, per i numerosi passaggi in cui si parla dei direttori dell'agenzia, da Sergio Lepri a Luigi Contu, e di tanti suoi giornalisti, è anche un omaggio sentimentale all'ANSA, al suo ruolo di grande mamma della informazione nel nostro Paese, che continua nonostante difficoltà di un mercato in crisi a esercitare il suo ruolo fondamentale sempre con il suo sigillo di autorevolezza, credibilità e prestigio.
   

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