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Pivetti a teatro con Viktor und Viktoria

Pivetti a teatro con Viktor und Viktoria

Attrice in commedia che fu anche della Andrews, poi terzo libro

ROMA, 11 marzo 2018, 20:15

Daniela Giammusso

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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''Il confronto con Julie Andrews? Non ci penso nemmeno a farlo!''. Parola di Veronica Pivetti che, appena terminato l'impegno televisivo con le storie di ''Amore criminale'', è già tornata in teatro, protagonista di ''Viktor & Viktoria'', commedia che porterà in tournée in tutta Italia con tappe anche a Torino (Teatro Gioiello, 15-18 marzo), Puglia, Toscana, Trieste (13-16 aprile), per chiudere all'Augusteo di Napoli dal 24 al 29 aprile. Al suo fianco, Giorgio Lupano con Yari Gugliucci, Pia Engleberth, Roberta Cartocci, Nicola Sorrenti, sui testi di Giovanna Gra e la regia di Emanuele Gamba. ''Il teatro è un vizio impossibile da sradicare - racconta sorridendo la Pivetti all'ANSA - In realtà noi non ci rifacciamo al film di Blake Edwards dell'82 che tutti ricordiamo con la Andrews, ma alla pellicola originale di Reinhold Schunzel del '33, ambientata nella Berlino della Repubblica di Weimar''. Per lei, i panni di Viktoria Weber, talentuosa, intraprendente quanto sfortunata soprano alla disperata ricerca di una scrittura per arrivare a fine mese. Le porte in faccia sono la routine. Non c'è lavoro, non ci sono soldi. E l'inverno non fa sconti, con un cappotto di tela liso dagli anni. Fra un provino e un altro, la donna conosce Viktor, attore, cantante che, all'occasione, può diventare ballerina e soubrette. E' così che, un po' per caso e un po' per necessità, Victoria si ritrova a dover sostituire Victor ammalato e, tra gag e canzoni, eccola in palcoscenico presentata come ''il nobile tedesco Viktor Von Weber, il più grande e stupefacente en travesti del secolo''. Il successo è strepitoso, tanto da incantare persino il blasonato conte tedesco Frederick Von Stein. ''E' la storia di una grande amicizia - racconta ancora la Pivetti - E il ritratto di un periodo storico come la Repubblica di Weimar in cui l'ombra cupa del nazismo è già all'orizzonte. E' il canto del cigno di un'epoca felice. Un periodo, in cui vedo delle analogie, segnato da un'avanzata di chiusura della libertà e delle libertà d'espressione. Per me, un triplo carpiato di identità'', sorride l'attrice, che tra cambi di registro, d'abiti e genere, è impegnata in scena anche in ''quattro canzoni originali dell'epoca''. ''Una donna che finge di essere un uomo che finge di essere una donna: dove si pesca? Un po' dagli uomini, un po' dalle donne, dai nostri conflitti interiori. In fondo - riflette - è anche l'ennesimo caso in cui essere uomo, e non donna, in qualche modo facilita nel lavoro. Tutti i giorni mi capita di notare quante possibilità in più, ancora oggi, abbiano gli uomini rispetto a noi. Almeno in scena mi prendo la rivincita''. E dopo il teatro, si torna in tv? ''Prima di tutto devo mettermi seriamente a scrivere il mio terzo libro, sono davvero in ritardo - risponde lei - La fiction 'Provaci ancora prof? Dopo sette stagioni, al momento non sento venti di prof, non credo tornerà. Ma vengo dalla bellissima esperienza su Rai3 con 'Amore criminale' (premiato da ascolti 'volati' oltre il 6% ndr). Si pensa a un bis, vedremo. E' terribile che serva ancora un programma sul femminicidio, ma spero di essere stata almeno minimamente utile alla causa. Ho raccontato storie incredibili di violenza e dolore, da cui non si può prendere le distanze. Purtroppo è un problema culturale. Le donne ancora non nascono 'libere' e quando provano ad alzare la testa c'è un 'crash'. Cambiare le cose? Ho poca fiducia, ma ci spero''.

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