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Il ritorno di Ulisse, tra passato e presente

Vari libri su eroe dell'Odissea e uno spettacolo di Paolini

ROMA - Si parla molto di Ulisse negli ultimi tempi, si scrive dell'Odissea, si montano spettacoli e escono libri di studiosi che vogliono raccontare per far capire coinvolgendo il lettore e, quando qualcosa di simile accade, è sicuramente una coincidenza ma che non può non avere un minimo di senso. Analizzare l'eroe di Itaca, il lungo viaggio pieno di insidie e seduzioni e il desiderio di ritorno a casa per liberarla di profittatori e parassiti è probabile si colleghi alla situazione del nostro paese, al desiderio di uscire da una profonda crisi affrontando tutti problemi per arrivare a riappropriarci di ciò che ci appartiene. E Ulisse si lega anche all'Iliade e alla guerra di Troia, da cui in realtà non escono veri vincitori e vinti, ma tutti risultano umanamente sconfitti dalla violenza e chi resta vivo si allontana dalla città in fiamme "come un profugo", per usare la definizione di Virgilio nell'Eneide, che anch'essa ci riporta all'oggi e alle rotte di salvezza nel Mediterraneo, percorse appunto per primo da Enea che approdò in Italia.

Sono cose che ci rende chiare, senza bisogno di fare troppi paragoni, Sylvain Tesson, scrittore francese autore di 'Un'estate con Omero' (Einaudi, pp. 236 - 17,00 euro), in cui racconta gesta e passioni tanto vive e eterne di quei poemi, scrivendone isolato in una casetta di Tinos nelle Cicaldi. Siamo in quel Mar Egeo di cui ci parla attraverso isole e miti Giorgio Ieranò, docente di letteratura greca all'Università di Trento, nel suo 'Arcipelago' (Einaudi, pp. 278 - 20,00 euro). Un mare scenario da millenni della grande storia europea, solcato dalle triremi ateniesi, dalle galee veneziane, dai vascelli dei sultani di Istanbul, dai gommoni dei migranti, oltre che da viaggiatori curiosi come Dumas, Melville o Twain, in un incontro continuo e proficuo, incredibilmente ricco di coincidenze, tra presente e passato. Sulla linea di 'C'era una volta Ulisse' di Jean-Pierre Vernant, uscito una decina di anni fa (Einaudi, pp. 80 - 8,50 euro), ecco quindi 'Ulisse', come si intitola invece semplicemente il libro di Giulio Guidorizzi, docente di Antropologia antica all'Università di Torino, il quale, traducendo il poema in avvincente romanzo, ricostruisce dal punto di vista delle sue varie donne vita, avventure e carattere di questo eroe classico che è anche però il primo personaggio moderno, quindi non solo l'astuto combattente che ha l'idea del cavallo di Troia, il grande viaggiatore e l'uomo che anela alla sua Itaca petrosa e alla moglie Penelope, ma anche quello che la abbandonò col vecchio suocero e il piccolo figlio Telemaco, che crescerà senza di lui, ma schiacciato dalla sua presentissima assenza, per non parlare della tante donne, da Nausica a Circe, certo con una loro egoistica perfidia, ma tutte sedotte e abbandonate senza rimpianti. Così diventa esemplare il finale aperto con un improvviso gesto di Penelope che fa a pezzi la sua mitica tela, saputo che Ulisse vuol ripartire.

Come a tirar le fila del nostro discorso e di tutti questi volumi, ecco infine 'Un'odissea' di Daniel Mendelsohn (Einaudi, pp. 310 - 20,00 euro), studioso di letterature classiche al Bard College (New York State), che porta il sottotitolo di 'Un padre, un figlio, un'epopea', perché nasce dalle lezioni dell'autore sul poema omerico cui volle essere presente suo padre ottantenne, un matematico pronto e smitizzare e vedere criticamente, in modo antieroico, la figura di Ulisse. Tra i due nasce un confronto ricco in cui si intrecciano le interpretazioni classiche e la storia e vita recente, il mito e la realtà. Ma non basta: finito il corso, padre e figlio si imbarcano in una crociera nel Mediterraneo che ripercorre il viaggio e le peregrinazioni di Ulisse, mettendo in gioco naturalmente durante la navigazione se stessi, le proprie esperienze personali, fatti e sentimenti, e scoprendo come siano leggibili rifacendosi al mondo omerico e, assieme, aiutino a capirlo oggi, andando dalla 'homofrosynè' (il pensare assieme e allo stesso modo) allo sgomento davanti all'Ade, alla morte. Bisogna sempre andare oltre le pagine, capire le sorprendenti, repentine conclusioni di 'Iliade' e 'Odissea', perché, spiega il padre dell'autore, "un buon libro ti lascia sempre il desiderio che ci sia qualcos'altro". Sono letture, tutte e in specie quest'ultima, che come dicevamo non possono non farci pensare, riflettere su noi e sul mondo che ci circonda, come accade ogni volta che torniamo alla infinita ricchezza di quei poemi. Lo ha fatto anche un autore-attore come Marco Paolini, portando in scena nuovamente dopo 15 anni l'eroe dell'Odissea per raccontarcelo nel 'Calzolaio di Ulisse', dieci anni dopo il suo ritorno a casa, "uomo con un suo eroismo da riscoprire in questi anni ormai senza più eroi, per ricordare agli uomini indeboliti dalle democrazie e dal benessere che razza di padri avevano".

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