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Pamuk esporta a Milano il suo Museo dell' Innocenza

Creato ad Istanbul, esposizione fino al 24 giugno

(ANSA) - MILANO, 18 GEN - Dopo Londra e Oslo, il premio Nobel per la letteratura Ohran Pamuk porta al museo Bagatti Valsecchi di Milano il suo Museo dell'innocenza, o almeno la riproduzione di 29 delle 83 teche di oggetti che si possono ammirare nella struttura espositiva che ha creato nella sua Istanbul come parte di un progetto che unisce arte e scrittura. Gli oggetti in mostra sono infatti quelli descritti nel romanzo Museo dell'innocenza (uscito nel 2008 e ideato in contemporanea al museo): sono gli oggetti che il protagonista Kemal colleziona per ricordarsi dell'amata Fasaz, come una scarpa gialla, una fotografia, un tassametro. Non a caso chi si presenta al museo di Istanbul con il libro, entra gratuitamente. "In questo - ha osservato alla conferenza stampa Salvatore Settis - Pamuk ha inventato un genere assolutamente nuovo. Le società perdono la memoria di sé ma Pamuk ci racconta che esiste la memoria delle cose". L'autore di Libro nero e Il mio nome è rosso non ha voluto nemmeno sentir parlare di politica e della situazione in Turchia. Prima della conferenza stampa dell'esposizione 'Amore, musei, ispirazione Il museo dell'innocenza di Orham Pamuk a Milano' (aperta fino al 24 giugno) è arrivato l'avviso che era "indispensabile evitare domande politiche" altrimenti lo scrittore avrebbe lasciato la sala. E' stato lui stesso però a fare un accenno, raccontando che nei primi quattro anni di apertura dal 2012 al 2015 il suo museo ha avuto una media di 33-34 mila visitatori l'anno, ma gli accadimenti degli ultimi due anni (con le bombe esplose in città e la repressione che hanno condizionato il turismo) il numero è sceso 25-26 mila visitatori. Da qui l'idea di 'esportare' parte del museo per farlo conoscere. E dove farlo meglio che al Bagatti Valsecchi, casa museo che nel romanzo è descritta come uno dei preferiti di Kemal? Qui nel 2009 Pamuk presentò l'edizione italiana del libro. Un rapporto con Milano consolidato l'anno scorso quando ricevette dall'accademia di Brera il diploma honoris causa, in concomitanza con una giornata di studi sul rapporto fra letteratura e arte che è diventata la base del volume 'Un sogno fatto a Milano' in uscita oggi e che è anche una riflessione sui piccoli musei. Perché se non ha nulla contro Louvre e Met, Pamuk è convinto (e lo ha scritto nel manifesto per i piccoli musei che conclude l'esposizione) che "i piccoli musei, esattamente come i romanzi possono parlare di individui" e "le storie degli individui mostrare gli aspetti dell'umanità". "Il futuro dei musei - ha concluso - è nelle nostre case".

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