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Sheridan, il segreto dei nativi americani

Esordio sceneggiatore in sala dopo Cannes. Renner protagonista

Il nome di Taylor Sheridan forse non dice molto al normale spettatore perché fino ad oggi si è celato dietro quello di registi più famosi di lui come Denis Villeneuve ("Sicario") o il nostro Stefano Sollima per cui ha scritto l'ancora inedito "Soldado" atteso al prossimo festival di Cannes. Il fatto è che Sheridan di mestiere fa lo sceneggiatore e I Segreti di Wind River (atteso il 5 aprile, distribuito da Leone Film con Eagle, dopo gli applausi allo scorso festival di Cannes (miglior regista nella sezione "Un certain regard") è il suo debutto dietro la macchina da presa.

Un consiglio ai cinefili è però doveroso: segnatevi il suo nome perché ha mestiere da vendere e talento promettente anche quando si tratta di dirigere gli attori e scegliere la giusta inquadratura. I Segreti di Wind River a prima vista è un thriller a sfondo psicologico: Cory Lambert (un ottimo Jeremy Renner) attraversando la riserva indiana per una battuta di caccia, si imbatte nel cadavere di una giovane nativa. Ad indagare sul delitto è la giovane agente federale Jane Banner (Elizabeth Olsen) che, per districare una matassa fin troppo complessa per lei e per sopravvivere nel gelido inverno del Wyoming, si deve affidare proprio al suo testimone. Man mano che i due si avvicinano alla verità, da un lato rischiano la vita e dall'altra scoprono un territorio di brutalità e vendetta contro le donne che purtroppo appartiene ormai al futuro senza speranza delle riserve indiane. "Lo stupro come prassi maschile e come passaggio rituale per le giovani native - racconta Sheridan - è purtroppo una verità negata che va di concerto con le condizioni barbare in cui il popolo delle riserve è stato costretto. Il risultato di questa barbarie violenta della società americana è una generazione di disperati che annegano l'assenza di speranze in droga, brutalità, sessismo. Mi sono ispirato a molte storie vere dei miei amici delle tribù indiane che hanno sostenuto il nostro progetto identificandosi nell'atto di accusa che ho voluto rendere pubblico coi mezzi del cinema e del thriller, i più efficaci per far sentire la voce di chi non può parlare".

Per Sheridan del resto, la storia di I Segreti di Wind River (il fiume nevoso che attraversa le riserve del grande nord) è il completamento di una trilogia sulla violenza americana cominciata con la guerra tra messicani e americani al confine ("Sicario") e proseguita con il degrado della comunità sottoproletaria del Texas dei petrolieri ("Hell of High Water" di David McKenzie con Jeff Bridges protagonista). Ogni volta le storie aderiscono ai canoni del genere thriller, segno evidente della formazione televisiva di Sheridan regista che si è fatto le ossa dirigendo episodi di serie famose come "Walker Texas Ranger", "NPYD", "CSI", "NCIS", ma anche "La signora del West", "Star Trek", "Veronica Mars" in cui ha anche recitato, come in "Sons of Anarchy" in cui è diventato popolare con il personaggio del vice-sceriffo David Hale.

Nato a Norwich nel 1970, Taylor Sheridan conosce bene le regole del gioco: la sua storia non diventa mai un pamphlet contro le ingiustizie del mondo, i personaggi appassionano e la maestosità dei paesaggi è quasi un secondo protagonista della storia. "Considero questo film il completamento di un percorso - dice - che mi ha portato a raccontare la nuova frontiera americana senza fare sconti alla moderna barbarie che non sappiamo che nascondere come cenere sotto il tappeto. Dai tempi del selvaggio West sono passati ormai più di due secoli, ma siamo rimasti gli stessi, un popolo violento che si finge democratico e inclusivo e poi non sa rispettare i disperati contro cui erigiamo un muro (al confine del Messico), aiutare chi è senza lavoro dove scorre a fiumi la ricchezza, cancellare un abominio storico come le riserve indiane. Non mi piacciono i messaggi, ma qualcuno deve avere il coraggio di dire la verità".

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