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Le madri imperfette di Laura Bispuri

Da Berlino alle sale Figlia mia, con Rohrwacher e Golino

"Racconto ancora una volta le femminilità imperfette, personaggi femminile forti, ma che non hanno paura della loro complessità". Così Laura Bispuri sintetizza 'Figlia mia', opera seconda che arriva in sala il 22 febbraio dopo essere passata in concorso, unico film italiano, al Festival di Berlino (15-25 febbraio). Una sinfonia al femminile, applaudita alla prima stampa, nella luce calda della Sardegna occidentale (Cabras). Qui ha luogo un patto segreto, destinato a rompersi, che vede protagoniste due donne madri di una stessa bambina. Da una parte c'è Tina (Valeria Golino), madre amorevole, ansiosa e affidabile che vive solo per la sua piccola Vittoria (Sara Casu) di dieci anni e, dall'altra, Angelica (Alba Rohrwacher), madre naturale, alcolizzata, fragile, in preda di se stessa e della sua vita scombinata. Venuto meno il patto che le lega sin dalla nascita di Vittoria, le due donne si troveranno a contendersi l'amore di questa bambina. Tina, sposata con il silenzioso Umberto (Michele Carboni), lo farà perché quella creatura la sente sua, il suo naturale prolungamento, l'essere che ha cresciuto; Angelica, invece, perché potrebbe essere il suo riscatto, la sua cura. La piccola Vittoria dovrà così combattere con le sue due anime: quella libera e adulta, ma senza rete che vuole segua Angelica nelle sue folli e pericolose escursioni nelle grotte, e quella rassicurante di Tina la sola capace di poterle far vivere la normalità.

 

Il film, una produzione Vivo Film e Colorado Film con Rai Cinema che uscirà in sala giovedì con 01 Distribution - spiega la Bispuri per la seconda volta in concorso a Berlino dopo il suo film d'esordio Vergine giurata - "è un viaggio in cui tre figure femminili si alternano, si cercano, si avvicinano e si allontanano, si amano e si odiano e alla fine si accettano nelle loro imperfezioni e per questo crescono". E dice ancora la regista sulla sua mission creativa: "Non vorrei strumentalizzare troppo, ma il mio percorso al femminile è un piccolo atto politico. Mi sono stufata di vedere film con donne aspettano il marito in casa, vedere il mondo femminile così banalizzato". La scelta della Sardegna nasce "perché è una terra che ha un paesaggio con un'identità fortissima, ma che allo stesso tempo è alla ricerca di una nuova identità, proprio come i miei personaggi". "Quello che ho provato - dice la Rohrwacher - è stato molto simile a quello che era accaduto per Vergine giurata. Mi dicevo non lo posso fare questo personaggio, è troppo difficile. La spregiudicatezza di Angelica mi spaventava". Spiega, infine, la Golino: "Il cinema può permettersi la spregiudicatezza che si vede nel film, come anche il fatto di andare al di là del bene e del male. Il mio personaggio è una donna che che si annulla eroticamente e si specchia solo nel suo prolungamento, la figlia Vittoria. Queste tre donne - conclude - alla fine in questo confronto sono destinate necessariamente ad evolversi".

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