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Dominic Howard dei Muse, vi racconto tour dei droni

Dominic Howard dei Muse, vi racconto tour dei droni

Esce in sala il film documentario, 'metafora condizione umana'

ROMA, 23 giugno 2018, 11:03

Redazione ANSA

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Muse Drones - RIPRODUZIONE RISERVATA

Muse Drones - RIPRODUZIONE RISERVATA
Muse Drones - RIPRODUZIONE RISERVATA

Proprio nei giorni in cui viene annunciato che il 12 e il 13 luglio arriverà nei cinema italiani il film-documentario "Muse: Drones World Tour", viene pubblicata da un quotidiano la notizia che dalla base di Sigonella, in Sicilia, dal 2011 sarebbero partite più di 500 missioni con droni armati di bombe verso la Libia. La metafora del drone che è al centro del settimo album dei Muse e dello spettacolare tour mondiale andato in scena dal 2015 al 2016 si rivela terribilmente attuale. Dominic Howard, il batterista che di frequente divide con Matt Bellamy il ruolo di portavoce del trio, commenta in un'intervista all'ANSA con un sospiro: "Non lo sapevo, è sicuramente un numero sorprendentemente alto di missioni ma non è sorprendente sapere che la guerra, soprattutto quella tecnologica, ha aspetti segreti. Per noi però il drone non è esattamente o solamente uno strumento bellico, piuttosto è la metafora di una nuova condizione umana, sempre più controllata da un potere pervasivo e invadente".

Diretto da Tom Kirk e Jan Willem, il film è stato girato durante diverse del tour nel 2016. Un concerto spettacolare, ad alto tasso di tecnologia con un palco circolare, passerelle che arrivano in mezzo alla platea, mega schermi, effetti laser, droni che sorvolano il palco e il pubblico e persino un enorme drone gonfiabile, il Reaper, lo stesso tipo utilizzato nelle missioni che partono da Sigonella. "Realizzare il film è stato un processo lungo e anche tecnicamente complicato - prosegue Howard - Lo abbiamo seguito molto da vicino perché volevamo che fosse la testimonianza di un tour molto spettacolare e al tempo stesso potesse essere qualcosa di più del film di un concerto.

Per questo motivo ci saranno anche parti di racconto che permetteranno allo spettatore di capire meglio il concetto alla base dell'album e del tour". Ovviamente il punto centrale del film sarà la musica, a cominciare da "Madness", "Psycho", "Uprising", "Plug in Baby", "Supermassive Black Hole", "Knights of Cydonia". Già la musica. Matt Bellamy ha spesso sottolineato il suo interesse al rapporto tra l'uomo e la tecnologia. Viene da chiedere se suonare immersi in un'atmosfera da fantascienza distopica come accade nel "Drones World Tour" possa condizionare la performance che inevitabilmente deve essere sincronizzata con i complessi meccanismi scenografici.

"Ci sentiamo parte di uno spettacolo che abbiamo contribuito a creare - spiega Howard - Si deve pensare a uno show che non faccia passare la musica in secondo piano e che offra al pubblico la possibilità di assistere a un evento. Per quanto riguarda poi la performance da musicista credo che esista una sola regola: suonare come una band unita ed essere rilassati. In realtà quando siamo sul palco non pensiamo troppo alla coreografia che ci sta attorno". Il format del film-concerto nelle sale cinematografiche è entrato a pieno titolo nel novero dei nuovi mezzi di distribuzione e consumo della musica. "La musica al cinema non è certamente una novità. Negli ultimi tempi probabilmente è cambiato il modo di realizzare i film musicali, considerando anche la dotazione tecnica delle sale che permette al pubblico di vivere un'esperienza simile al concerto - commenta Dominic Howard - Penso che anche questo possa essere considerato un altro strumento per espandere il concetto di consumo della musica".

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