Il cinema in sala che perde appeal, il baratro italiano, san Zalone evocato continuamente, quei tanti/troppi film sotto la soglia del milione di euro, i pochi/troppo pochi film italiani intorno ai 10 milioni di euro: la crisi, con i dati statistici asettici (-46,35% incasso totale cinema italiano rispetto al 2016, la quota peggiore degli ultimi 4 anni, - 11,63% incassi generali), è da oggi nero su bianco. Provano a spiegarla all'ANSA il distributore Giampaolo Letta (Medusa), il produttore (anche) di Zalone Pietro Valsecchi e il regista Riccardo Milani che con Come un gatto in tangenziale con Albanese-Cortellesi in due settimane è sulla soglia dei 7 milioni di euro, primo titolo italiano negli incassi 2018.
"Non carichiamo la nostra 'pepita d'oro' delle nostre mancanze" va giù duro Valsecchi parlando di Zalone, che ha spostato (crisi d'ansia?) il nuovo film, che poi è anche il suo primo da regista, al 2019. "Il cinema in sala è in grave crisi, quello italiano in gravissima e la nuova legge non lo salverà.
Assisto quotidianamente - aggiunge - ad una crisi di talenti e di idee. Il mio prossimo film, The Night Off, lo farò in Francia dove c'è grande fermento. Un film generazionale in cui non sono riuscito a tirare dentro gli attori che volevo, perchè magari preferiscono fare film che non va a vedere nessuno piuttosto che qualcosa di popolare. Il cinema italiano è malato di snobismo, per questo abbiamo fondato una società in Francia". I dati, ammette Giampaolo Letta, "sono allarmanti per il calo di mercato in generale, calo che si è evidenziato maggiormente sui film italiani. Le opere che superano 10 milioni sono pochissime rispetto ad anni fa, agli anni dei cinepanettoni, di Benvenuti al Nord, di Pieraccioni, Aldo Giovanni e Giacomo. Però voglio pensare in positivo: non credo che il cinema italiano sia in crisi creativa, ci sono tanti bei film e progetti, il Gatto e Ozpetek usciti ora ad esempio e poi Muccino, Ligabue in arrivo, da cui si aspettano risultati importanti. E penso - prosegue l'ad di Medusa - che la legge Franceschini sia un'occasione importante da cogliere e che servirà a reagire e riorganizzarsi".
Riccardo Milani sul tetto del box office in questo inizio anno con la commedia Vision con Albanese e Cortellesi - 6 milioni 699 mila euro aggiornati a ieri - fa un ragionamento prima di tutto culturale: "per anni abbiamo provato il piacere di essere in minoranza, ci siamo quasi vantanti di essere una nicchia privilegiata, invece il cinema è industria e arrivare a portare pubblico in sala, oggi che ha mille altre attrazioni e modi per fruire un film, significa riuscire a parlare ad una platea vasta e di questo non c'è da vergognarsi. Lo dico da spettatore appassionato. Mentre da regista il commento più bello di un mio amico è stato 'questo film è profondo senza essere armeno'.
Arrivati a questo punto - prosegue - è un fatto di responsabilità, mentre sono decenni che ci ostiniamo a proteggere film che comunicano a pochissimi. E' bene affrontare questa crisi: è il momento storico in cui bisogna avere l'ambizione di essere popolari nel linguaggio, nello stile ma anche nei temi, raccontando il paese e non nasconderlo con lucidità e onestà intellettuale".
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