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Anomalie in falde acquifere post sisma

Report Legambiente su stato salute corpi idrici italiani

(ANSA) - MACERATA, 21 MAR - "Il sisma del 2016 ha causato notevoli cambiamenti nelle falde acquifere dell'Appennino Centrale marchigiano che non possiamo assolutamente sottovalutare: da molte sorgenti spesso captate a scopo idropotabile addirittura non esce più acqua. Per preservare un bene prezioso come l'acqua e garantire misure risolutive calibrate sulle problematiche specifiche di ciascuna falda, è necessario continuare a monitorare la situazione attraverso frequenti controlli ambientali e ridisegnare al più presto un nuovo approccio gestionale dell'acqua nei territori interessati, rivedendo i piani di sfruttamento". Questo il commento di Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche, sui dati delle modificazioni idrogeologiche indotte dalla sequenza sismica dell'Italia centrale nel 2016 contenute nel dossier "Buone e cattive acque", che Legambiente lancia in vista della Giornata Mondiale dell'Acqua di domani. Secondo Pulcini "è importante definire strumenti di partecipazione adeguati (come i contratti di Fiume e i contratti di Lago), che coinvolgano settori pubblici e privati, istituzioni, associazioni, cittadini, tecnici ed esperti per individuare le criticità e le politiche da mettere in campo". Tra le anomalie segnalate dopo il sisma, per le acque sotterranee, si sono verificati evidenti incrementi di portata di quasi tutte le maggiori sorgenti nell'area epicentrale. Sorgenti come Pescara d'Arquata, Capodacqua, Foce di Montemonaco, alimentate dagli acquiferi dell'area dei Piani di Castelluccio e del Monte Vettore, o la sorgente San Chiodo di Castelsantangelo sul Nera hanno mostrato, nelle ore successive al sisma, aumenti di portata anche di molte decine di litri al secondo oltre che temporanee alterazioni del chimismo e sporadici aumenti di torbidità dell'acqua. Le cause di tali variazioni sono riconducibili essenzialmente a modificazioni dei circuiti delle acque sotterranee. Differenti sono state le conseguenze del sisma sulle sorgenti minori o più superficiali: non sono rare testimonianze di sorgenti "scomparse" (come quella di Forca Canapine nell'Ascolano, scomparsa dopo le scosse del 26 e 30 ottobre 2016 e che contribuiva con una portata di oltre 50 litri al secondo all'approvvigionamento idrico dei Comuni del Piceno) o, al contrario, di sorgenti che, da anni non più attive, hanno ricominciato a funzionare. (ANSA).

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