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Società & Diritti

I volti e le storie della nuova generazione di italiani

Lo Ius Soli non è d'attualità, restano i pregiudizi da abbattere

Susanna Owusu Twumwah © ANSA
  • di A.M.
  • 19 luglio 2018
  • 01:39

Sono i figli della ‘prima generazione’ di profughi e migranti. Sono nati in Italia o sono arrivati nel nostro paese quando erano ancora bambini. Qui hanno studiato e alcuni di loro si sono anche laureati, molti qui lavorano e hanno formato una famiglia. Non sono stranieri di seconda generazione, sono una nuova generazione di italiani.

Dopo il fallimento della legge sullo Jus Soli nella precente legislatura - un po' di storia: il 23 dicembre 2017, nell’ultima seduta prima della pausa natalizia, mancò il numero legale al Senato per la votazione, assenti tutti gli allora 35 senatori del Movimento 5 Stelle, di Gal, Ala, Alternativa Popolare e Lega, quasi tutta Forza Italia, 29 senatori del PD (su 89) e 3 (su 16) di Mdp. Fu rinviata la discussione della proposta al 9 gennaio, sapendo che le Camere si sarebbero sciolte a fine dicembre per andare alle elezioni e dunque di fatto affossando l'atteso provvedimento ("una vergogna" disse Renzo Piano, per citare solo un nome tra i tanti indignati) - il tema 'nuovi italiani' resta comunque attuale, anche se la legge sulla cittadinanza italiana per chi è nato in Italia da genitori stranieri (di cui almeno uno sia in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo) non è assolutamente nell'agenda del nuovo governo di Giuseooe Conte.

Le storie sono migliaia. Qui ne raccontiamo alcune di esempio, raccolte con il documentario “Italiani – volti e storie di un paese che cambia” di Marco Bergamaschi e Luciano Piscaglia, con l’amichevole partecipazione di Giacomo Poretti, realizzato da Tv2000, in collaborazione con il Meeting per l’Amicizia tra i Popoli, In onda mercoledì 18 luglio alle 20.45 in occasione del Nelson Mandela Day.

Le loro voci e i loro sguardi sgretolano i muri degli stereotipi. Hanno origini e tradizioni diverse e molto lontane, ma è con loro che gli italiani sono chiamati a costruire la nuova identità di un paese sempre più multietnico. E' a loro, ai tanti ragazzi G2, che è dedicato l'articolo.

Susanna Owusu Twumwah. È nata e vive a Roma. Ha 23 anni ed è figlia di genitori ghanesi. Studia Cooperazione Internazionale e Sviluppo all’Università La Sapienza. Insegna inglese in un istituto per bambini ed è impegnata in diverse associazioni di volontariato per giovani stranieri che vivono in Italia.

Alì Tanveer . È arrivato in Italia con la madre all’età di 5 anni. È nato in Pakistan nel 1989, ma è ormai bolognese d’adozione: nel capoluogo emiliano ha studiato, si è prima diplomato e poi, nel 2013, si è laureato in Relazioni Internazionali. Oggi insegna italiano ai bimbi stranieri ed è mediatore culturale per i suoi connazionali che vivono a Bologna.

Vjosana Capo. Aveva 16 anni quando è arrivata a Bari 13 anni fa. È di origine albanese e a Bari vive con la famiglia, insieme ai tanti connazionali che hanno cercato in Italia un futuro migliore rispetto a quello offerto nella loro terra d’origine. E per aiutare gli altri albanesi immigrati ha fondato insieme alla sorella una associazione, “L’onda perfetta”.

Abdulaye Mbody. È arrivato in Italia dal Senegal nel 1991, ha fatto le scuole dell’obbligo a Casalpusterlengo, si è laureato nel 2008 in giurisprudenza con 110 e lode all’Università Cattolica di Piacenza ed oggi è il primo avvocato di origine africana del Foro di Milano. È la storia di Abdoulaye Mbodi, figlio di un senegalese che per vivere vendeva accendini in piazza Castello a Milano.

Hicham Ben ‘Mbareck. È un musulmano con il cuore cristiano: arrivato in Italia dal Marocco vent’anni fa, su un barcone insieme alla madre, nel 2011 ha subito un trapianto di cuore. Oggi è sposato e padre di tre figli, ma è anche un immigrato di successo, comproprietario di una marchio di accessori e calzature con negozi a Firenze, Milano, Roma, Verona e Tokyo.

Ajie Hujian Zhou. È nato in Cina, ma è arrivato in Italia nel 1996, insieme ai genitori. A Milano ha frequentato le scuole medie, le superiori e l’università. Si è laureato in Bocconi ed ha iniziato a lavorare nell’attività di famiglia, nel settore dell’abbigliamento. Ma proprio cercando con il padre lo spazio per un nuovo negozio ha fatto un incontro decisivo... con un vecchio macellaio milanese!

Nur El Din Nassar. Il padre e la madre si incontrarono in Stazione Centrale a Milano: lei è italiana e cattolica, lui è egiziano e mussulmano. È il 1976 e il loro è uno dei primi “matrimoni misti”, dal quale nascono tre figli. Uno dei tre è lui, Nur El Din, che nel 2012 diventa don Nur ed oggi è sacerdote cattolico a Omegna, in Piemonte.

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