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Food

Tiramisù Day, tutto quello che c'è da sapere sul dolce più amato

La sfida per la paternità, i gusti più nuovi, le pasticcerie top

Tiramisù formato strip da Mascherpa a Milano (foto courtesy Just Eat) © Ansa
  • Redazione ANSA
  • 21 marzo 2019
  • 21:12

Savoiardi imbevuti di caffè, una crema di mascarpone, tuorlo d'uovo. albume montato a neve e zucchero e cacao a guarnire. Solo a scrivere la ricetta base viene l'acquolina in bocca: il tiramisu è tra i dolci più amati dagli italiani, il più richiesto dagli stranieri in Italia e ha una fama incontrastata nel mondo. Il 21 marzo è il tiramisù day, un'occasione per saperne di più su questo dessert al cucchiaio che invita alla convivialità.

Partendo dalle curiosità lessicali, l’Accademia Italiana della Crusca ha certificato che la parola tiramisù è ormai presente come “italianismo gastronomico” in ben 23 lingue diverse. Non solo: Tiramisù è la quinta parola della cucina italiana più conosciuta all’estero, la prima per i dolci. Per capire il suo successo globale basta pensare che nei siti internet in lingua cinese viene citato 14 milioni di volte e anche la presenza di questo dessert appare in 7,8 milioni di siti in giapponese, 3,4 milioni in tedesco, 3,1 milioni in francese, 2,2 milioni in spagnolo e ben 18,6 milioni in lingua inglese.

Secondo i dati raccolti da Google Trends, il tiramisù è stata la seconda ricetta più cercata dagli italiani nel 2018. E in effetti, come spiega una ricerca condotta da Galbani Santa Lucia su 1.000 italiani, batte la torta al cioccolato e la torta di mele. Trionfa perché è il dolce dei ricordi, fa venire in mente la propria infanzia e giovinezza quando lo si mangiava per i compleanni in famiglia, porta alla mente le rimpatriate e le cene conviviali passate tra amici. A Milano è stato stabilito il nuovo record del tiramisù più lungo del mondo entrato nel Guinness dei primati: 273,5 metri, 50mila savoiardi 500 kg di mascarpone, 300 lt di caffè, 65 kg di zucchero, 60 kg di tuorlo d'uovo, 70 kg di albume d'uovo, 65 kg di cacao amaro.

 Dai Medici a Cavour, i falsi miti hanno alimentato la storia del tiramisù.

Una delle ipotesi sulle origini del tiramisù lo colloca geograficamente in Toscana, più precisamente a Siena, dove in occasione di una visita del granduca Cosimo III de’ Medici venne inventato un dolce denominato “zuppa del duca” con caratteristiche molto simili all’attuale tiramisù. Tuttavia vi sono alcune discordanze in questa leggenda poiché sia i savoiardi che il mascarpone erano poco usati nella pasticceria senese fra il XVII e il XVIII secolo, in più quest’ultimo ingrediente difficilmente poteva essere conservato e trasportato in tempi brevi dalla Lombardia, sua regione di produzione, alla Toscana.
Un’altra ipotesi vuole che il tiramisù sia stato creato da un pasticcere della città di Torino appositamente per dare sostegno a Camillo Benso Conte di Cavour, mentre svolgeva la sua attività politica per unificare il territorio italiano. Però nella metà dell’800 i metodi di produzione e conservazione degli alimenti non erano ancora così sviluppati da garantire la commestibilità del tiramisù, pertanto anche questa supposizione risulta poco credibile.

Il Friuli Venezia Giulia e il Veneto si contendono da anni la paternità

La tesi a favore del Veneto racconta che la paternità del tiramisù appartiene alla città di Treviso dove la creazione del dolce avvenne verso la fine degli anni 60 presso il ristorante “Alle Beccherie” da parte del pasticciere Roberto “Loly” Linguanotto.
L’origine del dessert è “povera”. Viene dalla colazione contadina, quando le mamme sbattevano il tuorlo d’uovo con lo zucchero, ci inzuppavano i savoiardi e li davano ai bambini con una tazza di caffellatte. I primi tiramisù non prevedevano l’aggiunta del mascarpone. La famiglia Campeol, titolare de “Le Beccherie”, aggiunse la crema al mascarpone dando vita il famoso dolce a strati così come lo conosciamo oggi.
Nel 2018 a Treviso è nato il Museo del Tiramisù in modalità partecipata per raccogliere ricordi, foto, ricette, aneddoti legati al tiramisù. Tutti i reperti, prima di entrare definitivamente nel progetto del museo partecipato, sono addirittura vagliati da un comitato scientifico.

E' al top degli ordini a domicilio
La classifica di Just Eat conferma il grande primato del gusto classico, soprattutto se home made. Secondo posto per il pistacchio e terzo per quello alla Nutella. Emerge però anche il grande amore degli Italiani per l’originale tiramisù al the verde, per quello senza glutine e per il Vegan che rispecchia anche i dati dell’ultimo Osservatorio sul food delivery di Just Eat, che ha attestato il +70% di crescita a domicilio della cucina vegana e vegetariana. Le varianti più golose ordinate su e giù per lo stivale sono però anche quelle bianca, con tiramisù classico e scaglie di cocco, o quella al cioccolato bianco, gustosa e che appaga il palato. Ad unire i diversi simboli della gastronomia italiana, poi, ci pensano le versioni dolci di calzone e pinsa, accostate al tiramisù.

Roma e Milano si confermano anche come campionesse di innovazione e creatività, con due diversi locali che del tiramisù hanno fatto la loro bandiera e che costituiscono una scelta privilegiata per il food delivery: Mascherpa attira i milanesi con le sue monoporzioni in barattolo trasparente, disponibili in tre diverse misure, belle da vedere e deliziose all’assaggio. E ancora il formato strip (“strisce” golose che ricordano nell’aspetto gli éclair francesi) e le mini boule (piccole praline di cioccolato ripiene della loro crema).
Oltre al tiramisù classico, compaiono anche proposte vegane, senza lattosio e uova, amatissime dalla clientela più attenta alla linea; tra le varianti preferite comandano quelle al pistacchio e alla Nutella, ma piacciono anche le nuove proposte al matcha, al mango e le varianti stagionali. A Roma invece comanda Pompi, storica bottega capitolina che delizia i clienti con le sue monoporzioni rettangolari in pack eco-friendly in cellulosa di canna da zucchero, biodegradabile e compostabile: gusti ben identificati, capaci di soddisfare una clientela a cui piace spaziare dal tiramisù classico a quello con fragola o banane e cioccolato, e il dessert è pronto da gustare a casa, anche comodamente seduti sul divano.

Dice Marco Sacco, chef due stelle Michelin del Piccolo Lago: "E’ l’unico dolce che non è strettamente legato al territorio e alla regionalità, un elemento questo che spesso rappresenta un problema per la nostra cultura gastronomica. In Italia abbiamo pochi piatti autenticamente nazionali, pochi piatti che uniscono il Paese da nord a sud e il Tiramisù è uno di questi. E tutto ciò grazie a tre ingredienti: il Mascarpone, i biscotti secchi e, soprattutto, il caffè espresso, vero cuore di questo dolce, vero segno distintivo dell’italianità e del nostro modo di essere riconoscibili e riconosciuti ovunque nel mondo".

Il tiramisù ha conquistato anche lo spazio

Un successo addirittura spaziale, se si considera che tra gli aneddoti legati al tiramisù c’è anche la particolare richiesta che l’astronauta italiano Luca Parmitano ha fatto nel 2013, ovvero un menù speciale per la sua permanenza in orbita con la navicella russa Sojuz TMA¬09M dell’Esa, l’Agenzia Spaziale Europea. Ad accontentarlo è stato lo chef torinese Davide Scabin, del ristorante Combal.Zero, con un tiramisù disidratato messo in busta dalla Argotec.

Dal Bombamisù al Tiramipiusù: anche gli chef stellati si sono divertiti a reinterpretare il dolce più amato dagli italiani

I critici gastronomici Clara e Gigi Padovani hanno scritto il libro “Tiramisù. Storia, curiosità, interpretazioni del dolce italiano più amato” (Giunti Editore). Ci sono ricostruzioni storiche e geografiche e il «ricettario» con 23 interpretazioni di tiramisù secondo 23 grandi chef italiani e stranieri, da Gualtiero Marchesi a Lidia Bastianich, da Mauro Colagreco a Yoji Tokuyoshi.

Venendo alle reintepretazioni più celebri, lo chef Niko Romito ha creato tiramisù-panino: il “Bombamisù”; lo chef messinese Pasquale Caliri ha inventato il tiramisù in tubetto, nome ufficiale “Tiramipiùsu“, una confezione che contiene una scatoletta sigillata e un tubetto. Aprendo la prima scatoletta spuntano dei mini savoiardi, oltre a un cucchiaino fatto di cioccolato, spremendo il tubetto si ottiene la crema caffè. Infine, dall’incrocio tra babà e tiramisù è nato il bamisù di Chalet Ciro.

Anche il cinema non è rimasto immune al fascino del tiramisù: a farlo conoscere negli USA è stato Sleepless, mentre in Italia Fabio De Luigi ha diretto un film dall’omonimo nome

Nel 1993 a far conoscere il tiramisù negli Usa fu il film Sleepless in Seattle (in Italia Insonnia d’amore), con Tom Hanks e Meg Ryan. Un amico di Hanks, nella pellicola vedovo inconsolabile, gli dice una parola magica in italiano: “tiramisù”, per consigliarlo a rifarsi una vita.

Tiramisù è una commedia del 2016 diretta e interpretata da Fabio De Luigi, rappresentante di prodotti farmaceutici che gira con poco successo ed entusiasmo gli studi dei medici della mutua, cercando ogni giorno di vendere i suoi prodotti. Fortuna che arriva quando un giorno Antonio dimentica in uno studio un tiramisù fatto dalla moglie Aurora, per sbaglio assaggiato da un medico, che svolterà la sua vita.

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