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The last days in Galliate, Leonor Antunes a Hangar Bicocca

Tradizione modernista milanese nella prima personale in Italia

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MILANO - Un omaggio a citazioni e dettagli, all'artigianalità e alla mano della tradizione modernista internazionale e soprattutto di Milano: è 'The last days in Galliate', la prima mostra personale in Italia dell'artista portoghese Leonor Antunes, che verrà inaugurata domani negli spazi dell'Hangar Bicocca di Milano, fino al 13 gennaio 2019.

Le sculture e installazioni dell'artista si fondono con i 1.400 metri quadrati dello Shed dell'Hangar, trasformando completamente lo spazio: dal pavimento in linoleum 'giallo fantastico', che richiama le cromie e i materiali di quello ideato da Gio Ponti per il Pirellone, fino al soffitto, che per la prima volta lascia entrare la luce naturale dagli otto lucernari. Una mostra che è anche "un intreccio di storie", non solo di oggetti, come ha spiegato la curatrice Roberta Tenconi durante la presentazione alla stampa.

Storie di uomini, e donne soprattutto, diventate icone del design e dell'architettura "ma che spesso e per troppo tempo sono rimaste in ombra", ha sottolineato l'artista. Come Franca Helg e Clara Porset, a cui si ispira il titolo dell'esposizione - Galliate è la località affacciata sul lago di Varese dove Helg ha progettato la casa di famiglia, mentre 'the last days' richiama il titolo di un'altra esposizione dell'artista dedicata proprio a Clara Porset - ma anche Anni Albers, designer di origine tedesca costretta a fuggire negli Stati Uniti dopo la chiusura della scuola del Bauhaus, Lina Bo Bardi, Franco Albini e Gio Ponti.

Studia i loro progetti, i disegni, le bozze in un lavoro di ricerca durato quasi due anni tra gli archivi di diverse fondazioni o passeggiando alla scoperta di edifici del modernismo milanese; seleziona alcuni dettagli o frammenti - un corrimano, un attaccapanni, il dettaglio di una poltrona o la mensola di una libreria - e, privandoli della loro funzionalità originale, li trasforma con proporzioni nuove o con materiali diversi (da quelli naturali come il midollino, il cuoio, il legno e la corda a quelli industriali come la gomma, l'acciaio e l'ottone) in opere d'arte.

L'artista reinterpreta così la storia del design e dell'arte del Ventesimo Secolo e dà un nuovo valore a quell'artigianato 'locale' che però ha condizionato il design internazionale: come quello dell'azienda brianzola Bonacina 1889, che per anni ha prodotto mobili sui disegni di Franca Helg e oggi ha realizzato, insieme a Antunes proprio per questa esposizione, sei nuove sculture. "Una mostra da visitare più e più volte in momenti della giornata diversi, con luci diverse e per vedere come le opere e i materiali cambiano e si 'usurano' nel tempo", ha concluso la curatrice.

In collaborazione con:
Hangar Bicocca

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