(ANSA) - ROMA, 6 FEB - Gli investigatori ne hanno individuate 18, tra sentenze, ordinanze e decreti del Consiglio di Stato: sarebbero state tutte aggiustate in modo da produrre "esiti favorevoli" per le società che, direttamente o indirettamente, erano rappresentate in giudizio da quegli stessi avvocati che figuravano essere dietro alla società maltese nella quale il giudice ha investito 750mila euro, provenienti da un conto Svizzero e mai dichiarati al fisco. Per l'ex presidente della IV sezione del Consiglio di Stato Riccardo Virgilio, indagato per corruzione in atti giudiziari in concorso con i due avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore, non è scattato alcun provvedimento restrittivo poiché è in pensione dal 1 gennaio 2016. Dunque, dice il giudice, "non sussiste il pericolo che possa reiterare il reato" e "non sono emersi elementi concreti per ritenere che possa continuare ad esercitare la sua influenza su altri Consiglieri di Stato". Ma la gravità dei fatti che gli viene contestata è sintetizzata dalle parole dei pm, il procuratore aggiunto Paolo Ielo e i sostituti Rodolfo Sabelli e Giuseppe Cascini: ci sono sentenze "aggiustate" almeno per 400 milioni. Nel mirino degli uomini della Guardia di Finanza, Virgilio c'è entrato a dicembre del 2014 in seguito ad una segnalazione dell'Uif: i tecnici di Bankitalia evidenziavano un "anomalo trasferimento" di 751.271,29 euro da un conto svizzero ad uno maltese intestato alla 'Investment, Eleven ltd', il cui titolare risultava formalmente essere Marco Salonia. Ma dietro di lui, dicono gli investigatori, operavano proprio Amara e Calafiore. "Non vi è dubbio - scrive il gip - che l'operazione finanziaria abbia rappresentato un'utilità concreta per Virgilio assicurandogli, da un lato, di non dover dichiarare al fisco italiano la somma di denaro detenuta in Svizzera e, dall'altro, di essere garantito nell'investimento effettuato" dall'emissione da parte degli stessi Amara e Calafiore di "fideiussioni personali". "Utilità" che il giudice avrebbe ricambiato. Come? "Ha messo a disposizione la sua funzione" di giudice di Sezione del Consiglio di Stato, "venendo meno al proprio dovere di imparzialità". Al centro dell'indagine ci sono i provvedimenti relativi alla controversia che coinvolge il consorzio Sti-Exitone, riconducibile all'imprenditore Ezio Bigotti (anche lui indagato), e quelli sul contenzioso Ciclat. Gli interessi di entrambe le società nei contenziosi amministrativi, dice il Gip, erano tutelati o dalla 'Da.Gi' - società riconducibile ad Amara - o dallo stesso avvocato. Uno dei procedimenti aggiustati sarebbe quello relativo alla gara Consip per l'affidamento dei servizi di pulizia, decoro e funzionalità per gli immobili scolastici, dopo che il Tar del Lazio aveva escluso la Ciclat dalla gara. Gli atti del Consiglio di Stato sul contenzioso che riguardano Exitone sono stati depositati tra il maggio 2015 e il febbraio 2016. Al centro l'aggiudicazione delle gare d'appalto, indette da Consip, su due grossi filoni: l'affidamento del servizio luce e dei servizi connessi per le pubbliche amministrazioni e quello per la prestazione di servizi relativi alla gestione integrata della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro presso pubbliche amministrazioni. Le sentenze, sospendendo le precedenti decisioni del Tar o capovolgendole, sono tutte a favore della ricorrente. Tranne in un caso: la sentenza 1135/15 in cui viene accolto l'appello della 'Romeo', la società di Alfredo Romeo, già arrestato proprio per il mega appalto Consip.
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