Quotidiano Energia - Le opere energetiche tornano nel Dpcm sul dibattito pubblico, il regolamento attuativo previsto dal Codice degli appalti (art. 22 comma 2). Nei giorni scorsi, infatti, il presidente del Consiglio Gentiloni ha firmato il decreto nel cui testo, accogliendo le “condizioni” della commissione Ambiente della Camera, ricompaiono “genericamente” infrastrutture energetiche nella lista (contenuta nell’allegato 1) escluse nel corse dell’iter dal provvedimento insieme ad altre opere “non rientranti nel Codice degli appalti”. Come inizialmente previsto, saranno sottoposte a dibattito pubblico, quindi, le opere che comportano investimenti complessivi superiori ai 300 mln € (esclusa Iva), soglia che viene ridotta del 50% in caso l’opera ricada in alcune zone individuate all’art.3 comma 2 del decreto (beni patrimonio dell’Unesco, zone tampone, parchi nazionali/regionali e aree marine protette).
Per quanto riguarda il parere dato dal Cds, invece, restano invariate le soglie previste nell’allegato 1 ma viene introdotta una modifica all’articolo 3 (comma 3) per la quale potranno essere sottoposte a dibattito pubblico opere più piccole su richiesta delle istituzioni.
Accolto anche il secondo punto sollevato nel parere positivo dell’VIII di Montecitorio e relativo alla la necessità di una verifica sulla sua efficacia del provvedimento dopo un primo periodo di applicazione. Rispetto al testo inviato al Parlamento, nel documento che QE ha potuto leggere, all’articolo 10 (“Disposizioni transitorie e finali”) è stato aggiunto il comma secondo cui “entro due anni dalla data di entrata in vigore” del provvedimento, la Commissione nazionale (art. 4) a seguito delle attività di monitoraggio può proporre al ministero delle Infrastrutture “disposizioni integrative e correttive”. In particolare, la Commissione dovrà essere istituita con decreto del Mit presso lo stesso dicastero che dovrà designare anche due rappresentanti (di cui uno con funzioni di presidente), tre membri dovranno invece essere nominati dal presidente del CdM, altri cinque nomi arriveranno dagli altri ministeri interessati (Mise, Minambiente, Mibact, Giustizia e Salute) e infine cinque rappresentanti saranno nominati dalla Conferenza Unificata (due per le Regioni, uno per l’Upi e due per l’Anci).
Alla Commissione spetterà il compito di monitorare il corretto svolgimento della procedura di dibattito pubblico, garantendone la necessaria informazione. Inoltre, avrà la facoltà di proporre raccomandazioni di carattere generale o metodologico per il corretto funzionamento del dibattito e il compito di curare la pubblicità e l’informazione (attraverso una sezione dedicata sul sito del Mit) di tutte le informazioni concernenti i procedimenti.
Infine, ogni due anni (entro il 30 giugno) dovrà presentare una relazione a Governo e Parlamento sulle attività di monitoraggio, evidenziando le criticità emerse e suggerendo delle soluzioni.
Ogni progetto sottoposto a dibattito pubblico avrà un suo coordinatore che avrà la facoltà di prorogare la durata del dibattito pubblico, fissata in quattro mesi, di ulteriori due mesi in caso di necessità.
Il provvedimento è stato inviato alla Corte dei Conti per la registrazione e da lì alla Gazzetta Ufficiale. L’entrata in vigore è fissata dopo 60 giorni dalla pubblicazione in GU.