Per aver ottenuto un prestito di
settemila euro è stata costretta a pagarne 15 mila, parte in
contanti e parte attraverso uno stipendio per una assunzione
fittizia. Ma alla richiesta di versarne altri 12 mila e di
accendere un mutuo intestato al figlio con false garanzie
fornite dagli strozzini, una imprenditrice di Silvi (Teramo) ha
deciso di passare ai fatti: ha licenziato il falso dipendente e
ha denunciato tutto alla polizia del Commissariato di Atri
(Teramo). Oggi, quell'inchiesta, affidata dalla procura di
Teramo alla squadra mobile diretta dal vice questore aggiunto
Roberta Cicchetti, ha portato all'arresto di tre persone: una
coppia di conviventi, entrambi di Giulianova (Teramo), lei
43enne, lui rom di 36, e una procacciatrice d'affari teramana di
56 anni. I primi due, già detenuti in carcere per altri reati,
devono rispondere di usura ed estorsione consumate, la terza,
incensurata, di concorso in tentativo di estorsione; la donna ha
ottenuto gli arresti domiciliari.
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